Cronaca

Tirreno Power avvia la procedura di licenziamento collettivo, numeri shock: a Vado a casa 159 persone, in centrale ne resteranno 38

Vado L. Trecentoquindici (315) licenziamenti totali di cui 159 a Vado Ligure. A volte, più delle parole, parlano i numeri. E questi sono i numeri che Tirreno Power Spa, ieri, ha messo nero su bianco in una lettera la notifica dell’avvio di una procedura di licenziamento collettivo per 315 unità impiegate presso tutte le sedi dell’azienda. Una comunicazione che segna ufficialmente l’inizio della fine per i lavoratori della centrale termoelettrica di Vado Ligure che, sulla base del piano elaborato dalla società, sarebbero ridotti a 38 unità. Un numero di poco superiore a quello degli esuberi inizialmente previsti da Tirreno Power, ovvero 32.

Invece, alla luce dell’impossibilità di riavviare i gruppi a carbone VL3 e VL4 (sui quali pende un sequestro preventivo del tribunale, ma, da qualche giorno, anche la sospensione dell’Aia da parte del Ministero) in tempi brevi, i numeri si sono invertiti. Nel documento shock inviato ieri dall’azienda si legge che a Vado, dai 32 esuberi inizialmente previsti, si passa invece a 159 totali. Una decisione che Tirreno Power giustifica con la chiusura dei gruppi a carbone, il cuore pulsante della centrale, che, di fatto, rende inutile la presenza nell’impianto di così tanti lavoratori.

Più delle parole, ancora una volta, sono significativi i numeri della centrale di Vado Ligure: se la procedura andrà in porto si passerà da un organico di 197 persone ad uno di 38, per un totale di 159 licenziamenti. Ovviamente si parla solo dei lavoratori diretti perché a questo vanno aggiunti quelli dell’indotto che affonderanno insieme a loro. Un provvedimento che avrà un impatto sociale altissimo: 159 persone lasciate a casa significa anche che ci saranno altrettante famiglie coinvolte in questa drammatica situazione. Secondo le stime di alcuni addetti ai lavori si può parlare, tra famiglie dei diretti e dell’indotto, di un migliaio di persone che, dall’oggi al domani, si troveranno a fare i conti con l’assenza di uno stipendio fisso.

Un dramma sociale che non può essere taciuto e che non può essere oscurato parlando della data, finalmente resa nota, di un incontro al Ministero. Un appuntamento (peraltro non immediato visto che è fissato per il 30 giugno) che difficilmente potrà offrire una soluzione per evitare che 159 persone perdano il posto di lavoro. I giochi sembrano ormai fatti (l’azienda nella sua lettera spiega che nel giro di sette mesi, ovvero entro la fine dell’anno, intende completare la procedura di licenziamento collettivo), ma se si vogliono giocare le ultime carte per evitare il tracollo questo è il momento di farlo. Invece sembra di ritrovarsi sul Titanic che affonda e, anziché cercare di riempire il maggior numero possibile di scialuppe di salvataggio, fermarsi sul ponte ad ascoltare l’orchestra della nave che, imperturbabile, continua a suonare.

Questo è il momento di portare avanti azioni concrete: serve davvero l’impegno di tutti, sindacati, istituzioni e azienda, per fare in modo che i lavoratori della centrale di Vado non restino senza lavoro in una provincia che è già fortemente provata dalla crisi di numerose realtà produttive. Purtroppo la situazione è complessa e riuscire a trovare una soluzione sembra davvero una missione impossibile, ma, davanti al futuro di ben più di 159 famiglie, non si può davvero uscire dal campo di battaglia in ritirata: bisognerà combattere fino all’ultimo uomo.

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