Savona. E’ proseguita questa mattina, ma non si è ancora conclusa, la discussione del processo per il presunto giro di false fatturazioni, relativo al filone “fiscale” dell’inchiesta Dumper. A giudizio ci sono l’imprenditore Pietro Fotia insieme ad altre tre persone, Mario Taricco, Andrea Baccino e Vittorio Baghino. Il pubblico ministero Ubaldo Pelosi nella scorsa udienza aveva già formulato le sue richieste, tre condanne e un’assoluzione, e nello specifico: tre anni di reclusione per Taricco e Baghino, due anni e sei mesi per Fotia e il proscioglimento “per non aver commesso il fatto” per Baccino.
Questa mattina in aula ha preso la parola il legale di Fotia, l’avvocato Giovanni Ricco che ha contestato le conclusioni del pm in relazione alle presunte fatture gonfiate emesse nei confronti di una società, la Aronne. Il processo è stato rinviato a luglio. Insieme a Fotia, amministratore della Scavo-Ter, sono a giudizio nel procedimento per le false fatture appunto Mario Taricco, già titolare dell’omonima ditta di ferramenta e duplicazione chiavi in via Giacchero, Andrea Baccino della Bbg Costruzioni e Vittorio Baghino. Per tutti l’accusa è di aver creato un giro di false fatturazioni che avrebbe coinvolto, oltre alla Scavo-Ter, anche le altre aziende che avrebbero fornito documentazioni false per raggirare il fisco.
Il filone fiscale dell’inchiesta Dumper era scattato in seguito ad un controllo della Guardia di Finanza, nel 2009, negli uffici della Scavo-Ter a Vado Ligure. Dalla verifica – si legge nelle 50 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata nel maggio 2011 dal gip Fiorenza Giorgi – “emergevano rilevanti rapporti economici e finanziari con diverse società risultate essere evasori totali e che non risultavano in attività”.
Dai successivi controlli era poi emerso che queste società (Quasar Cg Srl, Società Costruzioni Generali Srl, Aaronne Srl, Aaronne Consorzio, Badrock Srl) – sempre secondo l’accusa – “avevano emesso fatture in tutto o in parte inesistenti nei confronti della Scavo-Ter, la quale aveva in tal modo ottenuto vantaggi fiscali illeciti e la costituzione di fondi occulti, realizzati anche attraverso complessi passaggi fiscali e triangolazioni” negli anni tra il 2007 e il 2010. Un presunto giro di fatture illecite per importi che, nel complesso e considerando tutte le aziende coinvolte, si aggirano secondo l’accusa intorno ai 3 milioni di euro.
In un primo momento nell’inchiesta (la stessa che aveva anche portato in manette l’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Vado Roberto Drocchi che ha già patteggiato) era finito nel mirino dei magistrati anche il legale rappresentante di Scavo-Ter, Donato Fotia, fratello di Pietro, che però non solo non risulta indagato, ma anzi figura come “danneggiato”: nell’ipotesi di reato a carico del fratello Pietro si legge infatti “…all’insaputa del legale rappresentante dell’azienda”.
Durante il suo esame in aula Fotia aveva ammesso di essere stato coinvolto in un giro di fatture false (ma non per quanto riguarda la Aronne) che sarebbero state “gonfiate” da una parte per questioni fiscali e dall’altra per avere liquidità da destinare all’azienda.