Il pianista Ramin Bahrami è l’Inquieto dell’Anno: “La ricchezza sta nella differenza, nell’accogliere il fratello in fuga”

Finale L. “La fuga generalmente ha sempre portato a dei risultati meravigliosi. Il popolo italiano del primo ‘900 è stato un popolo in eterno movimento verso gli Stati Uniti, portando così il bello nel mondo. Bisogna imparare ad accettare chi fugge, e ad aiutarlo come hanno fatto gli americani con gli italiani, oppure come i tedeschi con i profughi turchi. La ricchezza sta nella differenza, nell’accogliere il fratello in fuga”. Ramin Bahrami ha ricevuto il premio 2014 di “Inquieto dell’anno” ed è questo il messaggio che vuole trasmettere, nell’edizione imperniata dal profondo binomio tra fuga ed inquietudine. Laddove l’una è, talvolta, causa ed effetto dell’altra.

Bahrami, rimane folgorato dalla musica di Bach fin da piccolo, il compositore delle “fughe”. E proprio, la fuga, nella vita del pianista iraniano, giocherà un ruolo fondamentale. A soli 11 anni, a seguito dell’avvento degli Ayatollah e della Rivoluzione iraniana, è costretto ad emigrare in Europa.

L’inquietudine, la fuga, le differenze, il “lontano”, la patria, la bellezza, la decadenza. L’edizione 2014 della “Festa dell’Inquietudine”, la settima, racchiude innumerevoli temi e significati e – come accadde con il Vaso di Pandora – toglie il coperchio e li libera, sprigionando tutte le innumerevoli riflessioni che queste tematiche suscitano.

Oggigiorno, pensando alla ‘fuga’, la mente ci porta immediatamente alle dolorose immagini di Lampedusa, porto di speranze e disillusioni, dove i profughi sbarcano dopo essere “fuggiti” dalla propria terra natìa. E’, appunto, l’isola di Lampedusa ad essere stata simbolicamente premiata unitamante al pianista inquieto Bahrami.

“Quanto mi sento inquieto? Moltissimo – dichiara il pianista iraniano Ramin Bahrami -. Infatti, quando mi hanno proposto di ritirare un premio così bello e importante come quello del ‘Circolo degli Inquieti’, ho accettato immediatamente. Perché il mestiere del musicista itinerante che porta il messaggio più alto dell’uomo, la musica, nel mondo, è un mestiere inquieto”.

“Ma non ci sono solo aspetti positivi nell’inquietudine – riflette il pianista premiato -. Sappiamo della fame, delle guerre, dei profughi di Lampedusa, dei morti al World Trade Center, che rendono altrettanto inquieti ma in modo malsano. In questo mondo dovremmo apprendere dalla musica il culto del bello e il dialogo”.

“Nella mia vita spesso ho avuto a che fare con le ‘fughe’, perlopiù di Bach, che poco c’entrano con la fuga ‘fisica’. Penso che con la nostra mente potremmo fuggire, sempre di più, dalle brutture e dalla mediocrità che ci circonda. Dovremmo imparare a fuggire da questo pedestre uso della politica, bisognerebbe fuggire dai politici e avvicinarsi agli artisti. Meno politica e più bellezza. Perché la nostra salvezza passa necessariamente dalla bellezza”, conclude l’Inquieto dell’Anno, il pianista iraniano Ramin Bahrami.

Prima della consegna del premio a Bahrami, l’Auditorium si è collegato via Skipe con il sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini.

Spiega il presidente del Circolo degli Inquieti, Dario Caruso: “Abbiamo voluto affiancare nella premiazione a Ramin Bahrami l’isola di Lampedusa per sottolinearne ancora una volta il carattere emblematico di accoglienza dimostrato dai suoi abitanti verso un mondo di uomini, donne e bambini in fuga dai loro Paesi. Il Circolo degli Inquieti è lieto di poter contribuire anche a richiamare l’attenzione delle istituzioni sul tema dell’accoglienza e a trasformare Lampedusa da frontiera a porta d’Europa”.

A Giusi Nicolini è stata consegnata “virtualmente” la Medaglia che la Presidenza della Repubblica ha assegnato alla Festa e che il Circolo degli Inquieti ha voluto conferire all’isola siciliana. Il primo cittadino di Finale Ligure Flaminio Richeri si recherà a Lampedusa per consegnarla personalmente a Giusi Nicolini.

A Ramin Bahrami è stata inoltre consegnata la tessera di Socio Onorario dell’Associazione di cultura musicale Palma d’Oro di Finale Ligure.

Il premio “Inquieto dell’Anno” non ha un valore venale e consiste in una pentola di terracotta sghimbescia, schiacciata da un lato e contenente un piccolo drappo di lino con il titolo di Inquieto ricamato. Arrivato alla diciassettesima edizione, è stato conferito, tra gli altri, negli anni scorsi a Don Luigi Ciotti, Milly e Massimo Moratti, Raffaella Carrà, Oliviero Toscani, Gad Lerner, Gino Paoli, Antonio Ricci e Guido Ceronetti.

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