Cronaca

Tirreno Power, il dispositivo di sequestro ai raggi x: le carte parlano di una “sistematica violazione delle prescrizioni”

carabinieri Tirreno Power

Vado L. Quarantacinque pagine in cui il gip Fiorenza Giorgi non solo motiva il dispositivo di sequestro dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado, ma nelle quali spiega, raccontando anche come sono stati condotti, i risultati degli studi dei consulenti. In mezzo a numeri e tabelle, che tracciano un bilancio delle persone colpite da patologie, dei valori superati, il giudice del tribunale di Savona inquadra nel dettaglio quali sono le responsabilità attribuite a Tirreno Power. Le “colpe” che, secondo la Procura, bastano per affermare che il danno ambientale e alla salute è provocato dalla centrale.

E così il gip, “alla luce delle motivate e condivisibili argomentazioni addotte nella consulenza epidemiologica ed in quella ambientale”, parla di una raggiunta “‘certezza processuale’ del nesso di causalità tra l’evidenziato aumento di morbilità e mortalità e l’esercizio della centrale, attese, da un lato, la sussistenza di un collegamento scientificamente certo delle patologie riscontrate con le emissioni della centrale e dall’altro, la radicale implausibilità di tutte le possibili spiegazioni alternative”.

Nel dispositivo di sequestro si punta il dito sull'”abnorme ritardo (pari ad oltre cinque anni) nella conclusione del procedimento amministrativo volto al rilascio dell’AIA ha di fatto consentito a Tirreno Power di esercitare attenedndosi ai limiti emissivi previsti dai pregressi – ed assai risalenti – provvedimenti autorizzativi, senza vincolare il gestore alle BAT”. “Le indagini espletate – si legge ancora nel provvedimento – hanno consentito altresì di chiarire che la società non avrebbe potuto ottenere il rilascio dell’AIA con la previsione delle condizioni in essa contenute, se non avesse prospettato la realizzazione di un nuovo gruppo a carbone, VL6, con caldaia supercritica, della cui realizzazione non vi è peraltro alcuna garanzia”.

Una delle contestazioni mosse a Tirreno Power, oltre a quella sull’installazione non corretta dello SME, è quella relativa al parco carbone. Per il giudice Giorgi “il gestore ha sitematicamente violato le prescrizioni impostegli sulle emissioni e non ha nemmeno adottato un’altra misura, l’unica veramente adeguata a contenere l’inquinamento diffuso derivante dal traposto e dallo stoccaggio del carbone, e cioè la copertura del parco carbone, informalmente e pressantemente richiesta dalle amministrazioni locali e regionali”. Una struttura che sarebbe stata da realizzare entro il marzo 2015 (“Termine che non potrà essere rispettato – scrive il gip – non risultando ancora iniziati i lavori”).

Sui valori limite a Tirreno Power si contesta di non aver puntato sull’utilizzo dei sistemi che avrebbero garantito il minor impatto possibile: “In definitiva, seppure non sia possibile affermare, che il gestore abbia violato i valori limite di emissione previsti dalla legge, va tuttavia rilevato che l’esercizio della centrale è stato caratterizzato da una sistematica violazione delle prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi sotto gli ulteriori aspetti e dall’adozione di inadeguate soluzioni tecniche in merito al contenimento delle emissioni diffuse. [..] Condotta certamente correlata causalmente al danno ambientale e sanitario evidenziato ed al pericolo per la pubblica incolumità”.

Nelle ultime pagine del dispositivo, in sintesi, si contesta al gestore della centrale di aver portato avanti una certa condotta pur sapendo che fosse dannosa. Dagli studi effettuati, dai rilevamenti dell’aria, secondo il gip, l’azienda era certamente a conoscenza del danno che stava arrecando e, nonostante un provvedimento AIA “estremamente vantaggioso”, Tirreno Power ha più volte violato l’autorizzazione.

Infine non manca il riferimento che potrebbe essere la chiave per un allargamento delle responsabilità nell’inchiesta sulla centrale. Il gip osserva: “Appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, e che, lungi dal sanzionare le inottemperanze, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti ed emesso alla fine un’AIA estremamente vantaggiosa e frutto di un sostanziale compromesso in vista della costruzione di un nuovo gruppo a carbone che si presenta come meramente ipotetica”. Un aspetto che potrebbe portare la Procura a spostare la lente dall’azienda verso tutti gli Enti e organi amministrativi che in qualche modo avrebbero potuto impedire una gestione della centrale potenzialmente dannosa per la collettività.

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