Isola del Giglio. È arrivato il momento tanto atteso da avvocati e periti: oggi sono iniziati i sopralluoghi a bordo del relitto della Costa Concordia. La speranza era che lo scenario permettesse di accertare i punti ancora oggi oscuri della dinamica dell’incidente: sino ad ora, infatti, tutte le deduzioni erano state fatte utilizzando la scatola nera della nave. Al termine del sopralluogo, però, non serpeggia l’ottimismo.
A salire sull’imbarcazione anche il presidente del collegio giudicante Giovanni Puliatti, il procuratore Francesco Verusio e il sostituto Alessandro Leopizzi. A guidare il sopralluogo l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del pool di periti del Tribunale di Grosseto. Oggi è stata ispezionata la plancia di comando (rimasta senza pavimentazione dopo il naufragio), mentre il 28 febbraio saranno controllati il generatore di emergenza e gli ascensori.
“Fa un certo effetto salire sulla nave, dove deve esserci stato tanto panico e tanta paura – ha affermato il procuratore Francesco Verusio – ma non credo che ci possa dire cose diverse da quelle che già conosciamo. Comunque è un’attività che forse è bene svolgere, perché le attività svolte dai periti sono state fatte solo sulle carte. Eventualmente i periti ci potranno dire se le cose sono diverse da quelle che ci hanno già riferito”.
I primi a salire sono i giudici e i legali di Costa: i giudici del Tribunale di Grosseto, il presidente Giovanni Puliatti e i colleghi Marco Mezzaluna e Sergio Compagnucci, e i legali e consulenti di Costa Crociere Spa. Con loro i periti del Tribunale. Gli altri gruppi, a scaglioni, faranno il sopralluogo successivamente durante la giornata di oggi, tra loro il procuratore e gli avvocati Domenico e Francesco Pepe, legali di Schettino.
“Il mare si è mangiato tutto – ha commentato Verusio una volta sceso dal relitto – sono stati fatti dei lavori, lo scenario non è più quello originale, c’è stata una completa modifica dello stato dei luoghi”.
L’avvocato Domenico Pepe ha invece precisato: “I lavori forse sono stati effettuati da chi non aveva interesse a fare alcuni accertamenti. Dovevano essere fatti, ma ora non c’è più nulla di riconducibile alle reali condizioni del momento dell’affondamento. Non c’è la leva sul ponte di comando che consente di commutare l’allarme, da allarme fuoco a allarme falla. Abbiamo trovato dei faldoni e chiesto l’acquisizione al processo. Inoltre sono stati tolti i pannelli del pavimento e mancano delle apparecchiature”.
In collaborazione con ilgiunco.net