Cronaca

Alluvioni e disastri, Gabrielli a Savona: “La Liguria ha imparato la lezione del 2011: oggi è un esempio da seguire”

Savona. Liguria, regione morfologicamente difficile e terra di disastri ritenuti spesso annunciati, ma esempio di buone pratiche da seguire, anche nel campo della protezione civile. A dirlo è Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, in visita oggi a Savona.

“Lo sforzo che sta facendo il Comune di Genova in questo ambito è molto importante e da prendere ad esempio – esordisce Gabrielli – Il capoluogo ligure ha vissuto la tragica vicenda del 2011 con il peso insopportabile di morti e, oggi, sta facendo uno sforzo importantissimo che sto seguendo e osservando da tempo, perché può costituire una buona pratica da portare come esempio in altri territori del Paese”.

“Per fortuna a livello nazionale esistono tante buone pratiche – continua il capo della Protezione Civile – Ritengo stucchevole la polemica che ogni tanto esce fuori e che pone Gabrielli contro i sindaci e gli amministratori locali. Io non ce l’ho con questi ultimi, dico solo che in questo Paese ci sono regioni e comuni che funzionano e altri no, sempre dal punto di vista della protezione civile. Guardiamo le singole realtà, misuriamo le singole responsabilità, non facciamo sempre il solito gioco di ‘tutti responsabili e nessuno responsabile’. Le responsabilità sono facilmente verificabili e riscontrabili. Se invece si cerca sempre di spostare l’ambito della responsabilità non arriveremo mai a far crescere questo Paese”.

Un elemento fondamentale per prevenire disastri sono le esercitazioni che coinvolgono la popolazione. “Ne vengono fatte in numero davvero insufficiente e questo è un punto su cui insisto – afferma Gabrielli – Un maturo sistema di protezione civile è un sistema che ha nel coinvolgimento della gente il suo punto di forza. Noi potremo anche avere il piano di protezione più avvenieristico ma se la popolazione non è resa consapevole non avremo fatto molto”.

“La Liguria morfologicamente è una delle realtà più complesse del Paese. Questa è una terra costretta tra alture e mare che nel corso degli anni si è conquistata pezzo dopo pezzo porzioni di terra per renderla abitabile. Non a caso Genova è una città con 50 km di fiumi tombati, ma non è responsabilità del sindaco di oggi o di quello di ieri, è semmai un problema che risale al secolo scorso. Sono questioni antiche e stratificate nel tempo. La Liguria paga, oltre a un’antropizzazione di un certo tipo, anche una deantropizzazione in molte realtà. Per cui se una volta si poteva contare su un governo del territorio saggio, con tanto di terrazzamenti, oggi l’abbandono dell’entroterra è un problema e contribuisce agli effetti devastanti delle catastrofi naturali” conclude Gabrielli.

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