Cronaca

Operaio morto a Bardineto: i titolari dell’agriturismo “Oddone” rinviati a giudizio per omicidio volontario

Bardineto - Oddone

Bardineto. L’infortunio sul lavoro era costato la vita ad un ventottenne, Gheorge Wladut Asavei, a Bardineto. Per quella vicenda sono stati oggi rinviati a gidizio i titolari dell’agriturismo dove si era verificato il tragico avvenimento, i fratelli Angelo, Emilio e Maria Nadia Oddone, e la ex compagna di uno dei fratelli, Giuseppina Ferrari.

I capi d’imputazione sono quelli di omicidio volontario, violenza privata e falso. Gli imputati sono chiamati a comparire davanti alla Corte d’Assise il 10 aprile 2014.

La posizione degli indagati si è aggravata nel corso dell’iter giudiziario, con l’accusa passata da omicidio colposo a volontario. L’inchiesta era partita in seguito all’incidente sul lavoro avvenuto il 27 agosto 2009 nel quale Asavei, giovane operaio romeno, aveva perso la vita mentre stava lavorando in un terreno agricolo dell’azienda, con un trattore, insiemo al collega bosniaco Dragan Novakovic, rimasto solo ferito.

Ai fratelli Oddone ed a Giuseppina Ferrari viene contestata anche l’accusa di lesioni a carico di Novakovic. Fin dalle ore immediatamente successive all’incidente per gli inquirenti non era stato facile ricostruire l’esatta dinamica dell’episodio: i punti oscuri erano molti tanto che la Procura aveva disposto il sequestro anche del ristorante e dell’intera struttura ricettiva dell’agriturismo della famiglia Oddone, compreso il trattore che, secondo quanto ricostruito, è il mezzo che si ribaltò con i due braccianti sopra.

L’operaio, ferito in modo grave nel ribaltamento (aveva riportato la frattura dello sterno, della clavicola e di varie costole, una lesione che aveva provocato emotorace e pneumotorace, con un’ampia emorragia interna), era stato trasportato con mezzi privati, per la precisione un fuoristrada da Angelo Oddone e Ferrari, in ospedale ad Albenga dove era arrivato circa tre ore dopo l’incidente (alle 13,44). Secondo la perizia medica chiesta dalla Procura, un soccorso tempestivo avrebbe potuto dargli oltre il 90 per cento di probabilità di salvarsi.

Proprio le versioni sull’incidente e sui successivi soccorsi prestati ai feriti fornite dai titolari dell’azienda e da Novakovic avevano portato gli inquirenti a dubitare dell’esatta dinamica dell’infortunio: ci fu infatti un’incredibile sequenza di contraddittorie dichiarazioni rilasciate dai tre Oddone e da Giuseppina Ferrara agli ufficiali di polizia giudiziaria tra il 27 e il 29 agosto. I quattro hanno dapprima fornito una ricostruzione dei fatti completamente diversa da quella reale e poi hanno provato a modificarla, contraddicendosi tra loro e arrivando addirittura ad attribuire alla vittima, ormai non più in grado di smentirli, la “paternità” del tentativo di confondere le acque. Il tutto, sempre secondo la Procura, per cercare di allontanare da sé ogni sospetto. Cosa inspiegabile visto che i due operai erano appunto assunti regolarmente.

Secondo la perizia del medico legale Lucrezia Mazzarella, la morte dell’operaio va collegata al ritardo e alle modalità dei soccorsi. Se, invece di essere sballottato per circa tre ore su due diversi veicoli, ed essere poi ricoverato in un ospedale non all’altezza della gravità delle sue condizioni, Asavei fosse stato subito “trattato” da personale specializzato e trasferito in elicottero in un centro d’emergenza l'”evento morte sarebbe risultato altamente improbabile”. Di qui l’accusa di omicidio volontario contestata dalla Procura.

Da parte loro gli imputati si erano sempre difesi fornendo delle spiegazioni delle loro scelte: il 118 non era stato allertato per accelerare i soccorsi visto che la zona dove è accaduto il fatto è a sette chilometri di distanza dall’agriturismo e vi si accede solamente con dei mezzi fuoristrada e non ci sarebbe stato lo spazio per l’atterraggio di elicotteri. Inoltre, sempre stando alle dichiarazioni che avevano reso gli Oddone i due operai, seppur feriti, erano coscienti e parlavano e si erano detti d’accordo per venire trasportati in ospedale con le auto. Una versione che evidentemente non ha convinto del tutto i magistrati.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.