Cronaca

Violenza sulle donne, alta l’attenzione nei pronto soccorso del Savonese: assistenza “ad hoc” per le vittime

pronto soccorso savona, 118

Savona. Nel giorno in cui il vice sindaco di Borghetto Santo Spirito, Stefania Maritano, veniva uccisa dal marito andando ad aggiungere il proprio nome e il proprio volto alle drammatiche statistiche relative ai casi di femminicidio, un’altra donna se ne stava seduta nel pronto soccorso di Pietra Ligure a dire che no, quella ferita in fronte non era stata provocata dal compagno, ma da uno sportello della cucina, contro cui era andata accidentalmente a sbattere.

Se ne stava lì, con la sua ferita in testa a difendere un uomo che, invece, poco prima aveva usato un coltello contro di lei, ferendola per fortuna non gravemente. Sono storie che si ripetono più di quanto si possa pensare nelle strutture ospedaliere nostrane, e che gli addetti ai lavori si trovano a dover affrontare non solo da un punto di vista medico, ma anche e soprattutto psicologico.

E’ di pochi mesi fa la proposta dell’assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo, dell’istituzione di team dedicati alle vittime di violenze e di stalking nei pronto soccorso liguri e dell’individuazione di un colore apposito del triage per identificare chi subisce violenze, anche senza particolari segni evidenti. Squadre ad hoc, composte, tra gli altri, da assistenti sociali e psicologi in grado di intervenire per supportare anche quelle donne che non hanno intenzione di denunciare i loro carnefici, come nel caso della signora che venerdì non sembrava interessata a dare la giusta punizione al compagno violento.

“Oggi abbiamo sviluppato una procedura specifica per i casi di violenza contro le donne – spiega il dottor Walter Cataldi, primario del Pronto Soccorso e del Trauma Center dell’ospedale Santa Corona – In presenza di episodi come questi, avvisiamo l’assistente sociale, diamo supporto psicologico alla vittima, e, oltre all’eventuale ricovero per le cure, le assicuriamo, tramite le associazioni preposte, un posto in cui stare e in cui nascondersi dal proprio aguzzino”.

“Certamente è aumentata la sensibilità nei confronti di questo problema, i nostri operatori frequentano anche corsi specifici per rapportarsi a queste vittime, anche perché spesso queste ultime sono reticenti a parlare e a denunciare – continua il dottor Cataldi – Il più delle volte raccontano di essere cadute, di aver sbattuto la testa, e sta a noi rapportarci ad esse di modo che ci dicano la verità. Vi sono dei campanelli d’allarme che ci mettono sul chi va là. Per fare un esempio semplice, quando una donna con ferite ‘sospette’ viene accompagnata dal fidanzato o marito ed è quest’ultimo a rispondere alle domande dei medici senza che lei riesca ad aprir bocca, allora cerchiamo di allontanare il compagno in modo da rassicurarla e farla sentire libera di confidarsi con noi. Non è facile, anche perché il rapporto vittima-aguzzino è molto stretto, e il più delle volte siamo noi ad essere visti come nemici da cui guardarsi”.

Quel che è certo è che episodi di violenza contro le donne sono in aumento anche nel Savonese. “Stiamo cercando di monitorare il fenomeno anche a livello numerico, ma è un lavoro in itinere. Quel che è certo è che l’attenzione in questo senso è altissima” assicura il primario del pronto soccorso pietrese.

Sfogliando anche solo le pagine virtuali del nostro quotidiano, vediamo che sono più di una ventina i casi di stalking e violenza “in rosa” commessi da giugno ad oggi nel nostro territorio. Storie che si assomigliano tutte e che vedono denunce faticose, provvedimenti spesso inutili come il divieto di avvicinamento (che viene quasi sempre violato dal compagno-padrone) e pene che sembrano sempre troppo blande e incapaci di svolgere la funzione di deterrente per chi conosce solo l’uso della forza per imporre la propria volontà.

Secondo i dati Istat in Italia ammontano a 6.743.000 le donne tra i 16 e i 70 anni vittime di violenze fisiche nel corso della loro vita, di cui 1 milione vittime di stupri. Il 14,3 % ha subito almeno una violenza fisica o sessuale da parte del partner. Ma dai dati emerge anche che solo il 7% delle vittime delle violenze da parte dei compagni arriva alla denuncia. Il 33,9% di chi subisce violenze dal partner e il 24% di coloro che le subiscono da parte di conoscenti preferisce non parlarne con nessuno. Un fenomeno, quello della reticenza, su cui incide la speranza di recuperare un rapporto familiare, ma anche la vergogna e la volontà di difendere la sfera privata per evitare traumi ai figli.

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