Economia

Aumenta l’accisa sugli alcolici, mezza “bionda” andrà al fisco: stangata per i piccoli birrifici del Savonese

birra artiginale

Provincia. L’attività dei birrifici artigianali è in salute e in crescita, anche in provincia di Savona, ma presto dovranno vedersela con una stangata non da poco: l’impennata dell’accisa sugli alcolici, che si somma all’aumento dell’Iva, già passata, come si sa, dal 21 al 22%. Altro che “scalino” delle accise, l’incremento si tradurrà in un balzo in su del 33% con cui il governo, tramite appunto l’inasprimento fiscale, conta di reperire circa 200 milioni.

Il territorio savonese conta oggi cinque microbirrifici, che producono bevande molto apprezzate per le loro peculiarità. L’interesse è alto, non solo tra i consumatori, ma fra gli stessi produttori che da pionieri ora si stanno trasformando in imprenditori più ferrati: investono in attrezzature, affinano la selezione dal malto al luppolo, promuovono la distribuzione.

Con l’aumento dell’accisa, sulla birra si arriverà a pagare in totale il 47% di tasse. Si prevede un calo dei consumi di circa il 3% a volume, che si somma a un altro 3% registrato nei primi 6 mesi di quest’anno. Il Decreto Scuola (quello contestato dai produttori) prevede l’aumento del 12,5% delle accise sugli alcolici a partire dal 10 ottobre, poi altri rincari dal 1° gennaio 2014 e ancora dal 2015. Per la sola birra l’aliquota dell’imposta di consumo passa a 2,66 euro per ettolitro e per grado dal 10 ottobre, poi a 2,7 euro nel 2014 e quindi 2,99 dal 2015.

“L’escalation dell’Iva è già stata una mazzata, adesso si aggiunge anche l’aumento dell’accisa – commenta Luca Rossi, titolare a Sassello del birrificio Elissor – L’accisa costa quanto un dipendente, come un dipendente che sta fermo: vanno via mille euro al mese come niente… Certo, varia in base alla produzione, ma per le dimensioni artigianali è sempre una batosta”.

“Chi ha scelto di fare questo lavoro sa a che cosa va incontro, compresi i controlli severi e una tassazione esagerata – prosegue Rossi – Ora vedremo questa nuova maggiorazione dell’accisa quando e come verrà applicata. Certo è che avrà un contraccolpo sui prezzi; dovrò aumentare di 5 centesimi le bottiglie da 0,33 l e di circa 15 quelle da 0,75. Tutto questo può creare una contrazione dei consumi e penalizza chi svolge questa attività”.

Maurizio Ghidetti del birrificio Scarampola, presso l’antico monastero di Millesimo, osserva: “L’incremento dell’accisa per noi significa una seria penalizzazione, perché se le grandi industrie della birra possono ammortizzarne l’impatto, usando succedanei e abbattendo i costi di produzione, le piccole realtà artigianali ne avranno svantaggi. Gli artigiani della birra seguono il prodotto con un lavoro e con standard di qualità che richiedono molto impegno”.

Il vino, però, è esente dall’accisa. “Non farei una polemica, già cavalcata da qualcuno, contro il vino, perché è giusto che sia considerato come un elemento della nostra cultura: è appunto un prodotto caratteristico, oltre ad essere il prodotto alcolico di punta nel nostro Paese – afferma Ghidetti – Meglio invece guardare allo sviluppo esponenziale dei birrifici, che sono un’economia in crescita che va aiutata, non frenata. Quando abbiamo iniziato 11 anni fa eravamo il birrificio numero 106 d’Italia, il primo in provincia di Savona. Ora ce ne sono circa 600 in tutta la penisola”.

“La domanda c’è e aumenta, il cliente si fa sempre più selettivo – conclude il titolare del birrificio di Millesimo – E’ sbagliato tagliare le gambe a questo settore. La storia di tutti i birrifici che conosco è fatta di crescita e di sviluppo. Anche noi stiamo programmando l’ampliamento del nostro laboratorio”.

Per il titolare del birrificio Charles di Altare, Carlo Garzoglio, “preoccupa non solo l’aumento ormai vicino dell’accisa, ma anche quelli programmati per il 2014 e 2015”. “Sicuramente è una situazione pesante. Cercherò di non ritoccare il prezzi, anche perché distribuendo molti fusti posso almeno provare a non far ricadere gli effetti dell’accisa. Vedremo. In questi tre anni siamo cresciuti molto. La mia presenza è costante, 24 ore su 24, sempre vicino alle esigenze e alle richieste dei clienti… è anche questo che distingue un piccolo birrificio” commenta.

“La crisi si è sentita, ma tutto sommato non ci si possiamo lamentare. Le persone non rinunciano volentieri ad un buon bicchiere di birra. Il marchio Charles è sempre più conosciuto. Soprattutto, ci sono ampi spazi di crescita e me ne accorgo alle fiere. C’è tantissimo spazio per far conoscere le birre artigianali” sottolinea Garzoglio.

AssoBirra ha lanciato una petizione ricordando che “l’accisa è una tassa che paga il consumatore ogni volta che beve una birra, che lo faccia in pizzeria o al bar o a casa sua. Già oggi 1 sorso su 3 va al fisco, in pratica su una birra da 66 cl da 1 euro, ben 37 centesimi sono di tasse”. Ma il peggio deve arrivare: “Con i nuovi aumenti si arriverebbe a un sorso su due – rileva AssoBirra – Senza contare che questi aumenti rischiano di mettere in ginocchio un settore in cui si dà lavoro direttamente a 4.700 persone, che arrivano a 144 mila se si considera l’indotto”.

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