Cronaca

Incidente alla “Enduro World series” Finale, dibattito sul web tra auguri per “Sandrone” e polemiche: “Prove dure già per i pro”

Pietro Mangoni

Finale L. C’è chi incrocia le dita e monitora le condizioni di “Sandrone”, mentre altri polemizzano sulle difficoltà di una gara che avrebbe imprudentemente messo insieme esperti e principianti in un percorso piuttosto complesso, con le conseguenze del caso.

Il dibattito è aperto su mtb-forum.it, uno degli spazi virtuali più frequentati dagli appassionati di questo sport. Uno sport emozionante, ma che può essere anche pericoloso senza le dovute accortezze. Quelle accortezze che, secondo alcuni, non sarebbero state considerate dagli organizzatori della “Enduro World Series” di Finale Ligure, nel corso della quale il biker 56enne Pietro Mangoni (che nel forum è conosciuto come Sandrone) è caduto rovinosamente a terra riportando una grave paralisi (o, per dirla in gergo medico, una lesione mielica con danno cervicale).

Il “Forza Sandrone!” che campeggia sulle pagine del forum è seguito da un mix di aggiornamenti sullo stato di salute dello sportivo bergamasco e considerazioni su una competizione che avrebbe mostrato una serie di lacune da colmare.

“Sandrone è sveglio e a quanto pare una delle prime cose che ha chiesto è chi avesse vinto la gara. Stasera forse qualche novità sul suo stato di salute, per ora è troppo presto azzardare ipotesi”: è l’aggiornamento delle 9 di questa mattina, mentre, a poche ore dalla enduro finalese, era stata la moglie di Mangoni a far sapere: “L’operazione di ieri è andata bene, ha un ematoma che deve riassorbirsi e per il momento, ribadisco per il momento, fino a nuovo bollettino medico, risulta essere paraplegico (al momento non sente gli arti inferiori). I medici hanno detto che bisogna aspettare 72 ore”.

Nell’attesa, i suoi colleghi si confrontano in Rete su ciò che è accaduto. “Se le prove speciali erano dure per i professionisti, come puoi pensare di farci correre delle persone normali? E’ induzione al suicidio. Dove fai correre pro e amatori, chi organizza deve avere buon senso di avere come riferimento i meno capaci” è l’obiezione di qualcuno.

“Centrato il punto – concordano i più – O si ridemensionano i percorsi o la coesistenza non sarà più possibile”. E ancora c’è chi parla del tratto in cui Sandrone è caduto, nel tentativo di saltare un masso, battendo violentemente testa e schiena: “Il rischio fa parte di questo sport, ma a mio avviso quel passaggio andava minimo segnalato se non chiuso: in gara ci si arriva stanchi, scomposti, nervosi etc., cambia tutto rispetto a farlo da freschi. L’atterraggio era brutto, in salita e con pietre, e la cosa più assurda è che a sinistra c’era una variante dritta che a mio avviso non ti faceva perdere nulla rispetto a fare il salto. Anche mettere un sentiero come Caprazoppa in gara secondo me non ha senso, d’accordo era una EWS, ma ricordiamoci che la stragrande maggioranza dei partecipanti sono amatori!”.

Per tutti, insomma, si poteva ridurre il rischio di gara. E poi, a non andare giù a molti utenti del forum – uno dei più importanti del “genere” a livello nazionale – è stata la presunta indifferenza che avrebbero mostrato gli organizzatori, che si sarebbero astenuti dal commentare l’incidente. “Io sono di Finale e conosco perfettamente il passaggio al dolmen e ho partecipato alla gara e mentre provavo il percorso ho provato anche io a fare il salto e l’atterraggio è davvero brutto brutto. Sabato mi è passata la voglia di gareggiare anche perché ho visto il signore sdraiato e due numeri dopo di me hanno sospeso la gara. Sono rimasto colpito negativamente anche dalla direzione gara che purtroppo ha completamente ignorato il fatto e non ha mai o quasi mai speso una parola di solidarietà nei confronti di Sandrone”.

“Purtroppo c’è il silenzio assordante degli organizzatori che ieri facendo il punto sulla gara esaltavano i vincitori (giustamente) ma si dimenticavano un accenno alla disgrazia in atto. A me tutti quei sorrisi, tutto quell’entusiasmo è stato molto sulle balle” concordano i più.

“Non mi è piaciuto il silenzio di Superenduro, che, come quasi sempre in questi casi, mira a far finta di niente e far sembrare tutto perfetto e sottocontrollo nella pratica dell’Enduro che loro hanno ‘inventato, creato e lanciato’, ma la verità è che senza di noi avrebbero fatto niente. Hanno solo colmato un vuoto, questo sì, ma da un po’ di tempo, ci trattano come numeri non più persone. Allo stesso modo si stanno comportando con Sandrone: è un numero. E fa notizia negativa. Per cui insabbiamo”.

Infine tutti si stringono intorno allo sfortunato collega, augurandogli una completa guarigione, nonostante i bollettini medici impietosi che parlano di una paralisi a gambe, braccia e tronco. “Sono sceso poco dopo l’accaduto, ho guardato Sandro negli occhi e li aveva rivolti all’insù – ricorda un amico-concorrente – mi si è gelato il sangue. Sono quattro anni che conosco Sandro, mille sfide affrontate assieme, sempre con il sorriso, la battuta e l’incoraggiamento pronti. Un uomo speciale”.

(foto tratta da mtb-forum.it)

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