Economia

Crisi, da Genova le strategie per la ripresa: nate 296 mila aziende, una su tre è under 35

Paolo Odone

Regione. La voglia di provarci resta forte nei giovani alle prese con la crisi. Dall’inizio dell’anno, un vero e proprio esercito di italiani ‘under 35’ ha deciso di tentare la carta dell’impresa scegliendo, come si diceva una volta, di mettersi ‘in proprio’. Delle quasi 300 mila imprese nate tra l’inizio dell’anno e la fine di settembre, infatti, oltre 100 mila (il 33,9%) hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni di età.

La culla di questa vitalità imprenditoriale è il Sud, dove ha sede il 38,5% delle nuove imprese giovanili, con quasi 40mila attività aperte in nove mesi. I settori in cui i giovani sembrano individuare le maggiori possibilità di successo sono quelli del commercio (dove opera il 20,5% delle neo-imprese giovanili), delle costruzioni (9,4%) e dei servizi di ristorazione (5,6%). Nella grande maggioranza dei casi (il 76,8%) si tratta di imprese individuali, la forma più semplice – ma anche la più fragile – per operare sul mercato; il 15,6% ha scelto invece la forma della società di capitale, più idonea a sostenere progetti di sviluppo anche ambiziosi.

Dopo il Sud l’area geografica in cui il contributo dei giovani imprenditori al flusso di iscrizioni appare maggiore è il Centro (32,6% la quota di imprese giovanili sul totale delle iscrizioni rilevate nel periodo gennaio-settembre di quest’anno), mentre nelle due circoscrizioni settentrionali il valore si è attestato intorno al 30% (30,7 nel Nord-Ovest e 29,7 nel Nord-Est). La foto sull’imprenditoria giovanile è stata presentata oggi in occasione della 138ma Assemblea di Unioncamere – in corso a Genova – insieme ai dati sulla natalità e mortalità delle imprese relativi al terzo trimestre del 2013 secondo Movimprese, la rilevazione condotta da InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Tutti i dati, come di consueto, sono disponibili all’indirizzo www.infocamere.it.

“E’ molto difficile uscire dalla crisi, però la volontà c’è, con una rete di amministratori camerali che sono tutti imprenditori, ovvero migliaia di persone che hanno un approccio di imprenditorialità straordinario – dichiara il presidente della Camera di Commercio di Genova, Paolo Odone – Il fatto di fare rete permette di mettere a disposizione delle imprese cifre enormi soprattutto nel campo dell’internazionalizzazione, settore in cui soprattutto le piccole e medie imprese italiane hanno difficoltà. Si sta facendo un’azione formidabile per promuovere il Paese nella sua totalità, sia come giacimento culturale, ma anche come Paese industriale. Per quanto riguarda l’alta tecnologia, ad esempio, siamo tra i primi al mondo”. Entrando nel merito del turismo e della cultura, Odone rivela un dato interessante su Genova. “Quest’estate ha riempito gli alberghi con russi, norvegesi e svedesi della calasse media”, precisa.

Tornando all’imprenditoria nazionale, molti giovani sembrano non mollare. “C’è una generazione di giovani che non si rassegna a lasciare l’Italia per costruirsi un futuro” ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello “né si arrende al vento della protesta ma si rimbocca le maniche e guarda con coraggio al domani. Sono giovani che escono dal mondo della scuola ma anche, spesso per colpa della crisi, dal mondo del lavoro e che hanno trovato la forza di puntare su un’idea e sulle proprie competenze. A questi italiani dobbiamo intanto dire grazie per l’esempio che danno. Ma soprattutto dobbiamo creare le condizioni per aiutarli a realizzare il loro progetto di vita. I dati dicono che sono soprattutto micro e piccole imprese individuali, moltissime delle quali al Sud: due condizioni difficili per affermarsi. Per sostenerli abbiamo il dovere di dare loro un paese più moderno e quindi digitalizzato, più efficiente e perciò più credibile e capace di attrarre intelligenze e investimenti, più meritocratico e dunque più libero e rispettoso delle persone, capace di valorizzare le loro competenze nell’interesse di tutti”.

Segnali positivi arrivano anche dalle parole del ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato. “Dopo un lungo periodo di difficoltà l’anno prossimo cominceremo a intravedere una ripresa: per il 2014 prevediamo una crescita di Pil dell’ 1%”. Zanonato è intervenuto anche sul tema privatizzazioni: “Per privatizzazione si intende il fatto che alcuni dei beni che l’Italia possiede non sono utilizzati, in questo momento, come potrebbero esserlo – ha sottolineato il ministro – Le privatizzazioni possono essere uno strumento attraverso cui acquisire risorse da reinvestire per la crescita”.

Per quanto riguarda la natalità e la mortalità delle imprese, il saldo tra aperture e chiusure nel trimestre estivo è stato pari a +12.934 unità ed è il più basso in assoluto della serie degli ultimi dieci anni. A determinarlo hanno concorso 76.942 iscrizioni di nuove imprese (1.923 in più rispetto allo stesso trimestre del 2012) e 64.008 cessazioni di imprese esistenti (In aumento di 3.498 unità rispetto all’anno scorso).

In entrambe i casi si tratta di valori che rispecchiano le difficoltà dell’economia reale del Paese. Per le iscrizioni si tratta del secondo peggior dato del decennio, appena migliore rispetto a quello dello scorso anno; stesso discorso per le cessazioni che hanno fatto segnare il secondo valore più alto della serie decennale, dopo quello record del 2007. In Liguria, le iscrizioni sono state 2004, mentre le cessioni 2019, quindi un -15%.

A livello complessivo, ancora una volta è il mondo artigiano a mostrare le sofferenze più acute: tra luglio e settembre il saldo tra aperture e chiusure di aziende artigiane è stato di 1.845 imprese in meno, il peggiore in assoluto degli ultimi dieci anni, segnalando un approfondimento della crisi del comparto.

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