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Calcio: A.A.A. X Factor cercasi. L’intervento di Felicino Vaniglia nell’ambito del convegno sullo scouting giovanile

Cantera Torre Leon

Savona. A puro titolo divulgativo, riportiamo, in sintesi, l’apprezzato ed interessante intervento fatto dal selezionatore tecnico delle rappresentative provinciali Felicino Vaniglia nell’ambito del convegno internazionale dal titolo “Dal top al flop: aspetti psicologici e scouting giovanile”, svoltosi in settembre nell’ambito degli incontri a tema organizzati dalla Congregrazione Catalano/Barcelonista di Football.

“Cercasi talenti, per il calcio. In palio ci sono due contratti professionistici”. Così citava testualmente l’annuncio comparso in primavera sui media, che informava di come, sull’onda dei talent di successo, una nota marca di componenti elettronici si stesse apprestando a lanciare una nuova iniziativa per i giovani calciatori, dedicata allo sport nazionale per eccellenza. Si è così dato il la ad un progetto che si è rivolto a tutti i calciatori in erba e che ha registrato il coinvolgimento di tanti volti storici del calcio italiano. E’ stato sufficiente registrarsi sull’apposito sito e caricare i video delle proprie performance calcistiche, per mostrare il talento come giocatori.

Una rete ha poi provveduto a selezionare una prima rosa di 250 giovani promesse, i cui video visti e scelti da una giuria tecnica, hanno permesso di individuare i 66 finalisti che sono stati chiamati a sfidarsi allo stadio Tardini suddivisi in squadre in base all’età (14-15, 16-17 e 18-25 anni), per aggiudicarsi i due premi, ovvero “due contratti professionistici con le società Parma e Lecce.

Come si può evidentemente non fare a meno di constatare, assistiamo oramai ad una continua escalation di iniziative rivolte alla scoperta del tanto ricercato “talento”. Ma siamo così certi che questi tentativi siano sotto il profilo dell’approccio e dei metodi impiegati, qualificati e soprattutto eticamente corretti? Cercherò di seguito di dare un contributo alla questione, indicando quelle che a mi parere siano le linee guida principali e le strategie da seguire per quanti vogliano cimentarsi nell’arte nobile dello scouting e della selezione delle giovani promesse.

Il termine “talento”, che deriva dal greco tàlanton e con cui venivano indicati contemporaneamente il piatto della bilancia ed un’unità di peso (vedi antica Grecia) ha acquisito nel tempo anche attraverso la nota parabola evangelica, il pieno significato attuale di “senso di inclinazione (nell’immagine dell’inclinazione della bilancia)”. Il talento è pertanto una dote, un’abilità naturale.

Se ne è naturalmente provvisti (calcio incluso) e se non c’è non si può imparare, in quanto si ci trova di fronte ad una inclinazione troppo più profonda di una capacità, troppo più radicata di una passione, troppo più caratterizzante di un volto o di una maniera, per poter essere riprodotta o finta. Il talento è quindi a tutti gli effetti un taglio del sé. In riferimento al tentativo di meglio identificare dal punto di vista teorico il concetto calcistico di “talento” esistono nella letteratura specialistica molteplici definizioni coniate e riportate da svariati autori di successo, esperti e competenti, le principali delle quali tradotte e parzialmente modificate suonano in questi termini:

“Per caratteristiche del talento si intendono innate capacità che consentono ad uno sportivo di mettere in mostra eccezionali doti, durante performance che richiedono speciali abilità”. Ed ancora: “Si definisce un giovane calciatore di talento quando lo stesso attraversa uno stato particolare dell’attitudine”. Ed infine: “Possiamo definire il talento calcistico come quella speciale condizione psicofisica e della prestazione in generale, che attraversa un certo stadio evolutivo, e che lo pone rispetto alla media dei suoi coetanei, al di sopra di essa”.

Come si può facilmente constatare tutti e tre gli enunciati sottoposti ad analisi non possono fare a meno che sottolineare il carattere di eccezionalità con il quale il giovane giocatore manifesta, a volte precocemente, il suo essere psico-fisico e tecnico.

Naturalmente, una parte di tale profilo, difficilmente definibile sul piano quantitativo, è come sempre relegabile a fattori genetici ereditati in primis dai genitori (per esempio: statura, specificità delle fibre muscolari, parametri metabolici, ecc.). Non meno, entrando più nello specifico espressamente in riguardo al calcio junior, possiamo definire di natura genetica anche alcune specifiche attitudini che investono il complesso coordinativo atto a regolare il rapporto piede-palla e lo spostamento del corpo in presenza della palla.

Entro quest’ultimo imprescindibile fattore sono comprese anche le esperienze motorie nei primi anni di attività, la motivazione ad apprendere (mediata soprattutto dall’esterno), l’emulazione verso gli esempi tecnici forniti dagli adulti di riferimento. Se da una parte comunque alcune peculiarità sono geneticamente predeterminate, una cospicua fetta di contributo è relegabile alla qualità dell’ambiente tecnico-didattico (allenatori, dirigenti, società, compagni, consapevolezza dei risultati acqusiti, ecc.) che i giovani incontrano nel loro ricchissimo percorso evolutivo; alla validità dei variegati programmi tecnico-agonistici cui vengono via via sottoposti (p.e. tipo di competizioni); alle motivazioni ad apprendere e quindi alla indispensabile “voglia” di migliorarsi; ed in parte, perché no, anche agli altri sinergici e complementari ambienti educativi (vedi scuola, famiglia, amicizie, ecc.) che concorrono alla formazione globale dell’individuo.

Un altro aspetto importante che viene dagli addetti definito come una “legge” generale sul talento (non solo sportivo) può così sinteticamente esprimersi: “A parità di prestazione tecnica fra soggetti della stessa età, quelli che hanno (parametri misurabili oggettivamente) meno anni di pratica, ritardo o normale maturazione biologica, valori più bassi in alcune espressioni fisiche importanti per il calcio, sono più vicini ai presupposti del potenziale talento in quanto presentano maggiori margini di miglioramento”.

Ora alla luce di quanto esposto, viene spontaneo domandarsi: Quali strategie occorre utilizzarsi per il futuro? Come cercare di usufruire al meglio dei diversi feed-back operativi, indispensabili per ottimizzare metodi e interventi?

Con pieno titolo e in virtù delle considerazioni soprariportate ritengo che sarebbe senza ombra di dubbio molto interessante:
• controllare in itinere i percorsi tecnici dei calciatori selezionati con verifica annuale dei tesseramenti;
• concordare con le società coinvolte nel processo di maturazione, appositi studi in merito alle problematiche di settore, al fine di ottenere indispensabili elementi di comparazione;
• verificare inevitabilmente anche i giovani che si inseriscono tardivamente ai vari livelli di selezione e monitorare nello stesso tempo i calciatori che partecipano a tutto (o parzialmente) il percorso delle varie rappresentative provinciali e regionali;
• utilizzare strategie più idonee da mettere in atto sia nella fase di reclutamento che nell’ambito della promozione e gestione del talento;
• potenziamento le reti degli osservatori, inserendovi figure professionali estremamente specializzate quali psico-sociologi ed esperti di valutazione bio-funzionale, ecc.;
• studiare attentamente le caratteristiche discriminanti e le modificazioni tecniche e morfo-funzionali nei percorsi giovanili, relativamente ai modelli prestativi del calcio attuale.

In definitiva, si tratta di usufruire più in generale, di sistemi di controllo a 360°, facendo sempre più spesso riferimento a strutture di servizio altamente qualificate in tal senso, ed in grado di fornire senza soluzione di continuità tutti gli elementi necessari per ottimizzare ciascuno degli step che accompagnano l’iter del giovane talento e cioè: ricerca – individuazione – selezione – promozione – gestione.

In altre parole, fra i tanti giovani che giocano a calcio, cercare di scoprire quelli che hanno maggiore attitudine, selezionare i talenti più spiccati, mettere in opera strategie di arricchimento tecnico ed infine accompagnarli gradualmente nel calcio che meritano attraverso la loro partecipazione a campionati di livello assoluto e alla conseguente segnalazione dei giovani più talentuosi e, non è male aggiungere, di sicura affidabilità, alle società professionistiche.

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