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“Rifugiato a casa mia”: progetto apripista a Savona, ma aderisce una sola famiglia

Tunisini e profughi a Savona

Savona. “Rifugiato a casa mia”: un progetto con Savona apripista. L’iniziativa è realizzata con altre dodici Caritas diocesane. Un giovane ivoriano di 21 anni è condotto, dal caso o dal destino, in Italia a Savona. Viene inserito in un progetto di accoglienza insieme ad altri che come lui hanno rischiato il mare. Il tempo passa, gli operatori che lavorano con loro coinvolgono amici, conoscenti, tutti coloro che hanno voglia di andare un po’ al di là delle immagini dei tg, vogliono conoscere un pezzo in più di realtà. Ed è cosi che avviene un incontro, tra il ragazzo e una donna italiana ma anche un po’ africana, e la sua famiglia.

Nel frattempo il periodo dell’accoglienza in struttura finisce, e arriva proprio in quel momento un progetto di Caritas Italiana che coinvolge 13 Caritas diocesane e che prevede la possibilità di cercare delle famiglie disponibili ad accogliere un rifugiato o un richiedente asilo presso la propria casa. Rispetto alle consuete modalità di accoglienza presso strutture o case famiglia, il nucleo del progetto consiste nell’assegnare centralità alla famiglia, concepita come luogo fisico e insieme sistema di relazioni in grado di supportare il processo di inclusione delle persone che vivono la condizione di richiedenti protezione internazionale o di rifugiati.

A Savona questo progetto è stato accolto da una famiglia sola, che ha deciso di condividere la sua quotidianità con il ragazzo arrivato per caso o per destino. Il progetto terminerà a febbraio 2014, prevedendo un confronto tra le 40 famiglie che in tutta Italia hanno partecipato per prime a questa esperienza. La verifica che verrà realizzata permetterà di capire la sostenibilità del progetto e la sua eventuale riproposizione.

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