Economia

Lavoro in rosa, tra differenza salariali e maggiori difficoltà nell’accesso al credito: iniziative liguri

Maruska Piredda

Liguria. “La Regione può svolgere un ruolo importante nella difficile battaglia contro l’abbattimento dei divari di genere e degli stereotipi che creano ancora una profonda frattura discriminante nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria al femminile”. Così interviene Maruska Piredda, capogruppo in Regione di Italia dei Valori e presidente dell’8^ commissione Pari opportunità, che lunedì 15 aprile parteciperà alla Giornata europea per la parità retributiva, ricorrenza che in Liguria sarà celebrata nel convegno “Equal pay day 2013…No gap! Per una parità retributiva”, organizzato da Fidapa, Federazione italiana donne arti professioni affari e promosso dalla consigliera regionale di Parità, Valeria Maione.

L’iniziativa ha lo scopo di mettere a confronto le diverse esperienze professionali delle donne nei vari campi del lavoro e di sensibilizzare l’opinione pubblica sul differenziale salariale. Durante il convegno, Maruska Piredda illustrerà i due ordini del giorno che presenterà in consiglio regionale per chiedere un impegno da parte della Regione nell’abbattimento del “gender pay gap” (differenziale salariale) e sull’effettiva parità nell’accesso al credito per le imprese femminili.

“Nonostante le previsioni normative e gli interventi a livello comunitario – spiega Piredda – in Italia continua a esistere un rilevante differenziale retributivo di genere, di cui è anche difficile fare una stima percentuale precisa: si va da un gap del 4% secondo l’Eurostat a un 26% per l’Istat. Quel che è certo, comunque, è che le donne guadagnano meno degli uomini. Un divario che aumenta per le laureate, raggiungendo addirittura il 36% di differenza in busta paga rispetto a un uomo di pari qualifica e mansione. Inoltre, nonostante l’introduzione delle ‘quote di genere’ del 33% nella composizione dei cda, le donne in ruoli apicali sono rappresentate solo dal 12% di consiglieri d’amministrazione e dal 9,3% di a.d.. Se non ci sarà un rapido cambio di rotta nella cultura aziendale, il rischio che si potrebbe prospettare sarebbe quello di inserire poche donne in tanti cda, solo per mettersi in regola con le nuove norme”.

Oggi, le donne guadagnano tra il 50 e il 70% del salario medio di un uomo, con conseguenze ovvie anche sulla percezione di pensioni più basse. Preoccupanti anche le statistiche che riguardano l’uguaglianza di genere nella sfera economica. Nell’ultimo Global Gender Gap Report, rapporto annuale predisposto dal World Economic Forum, sui dati relativi a 134 paesi, per misurare l’uguaglianza di genere in quattro ambiti (partecipazione economica, istruzione, partecipazione politica e salute), il nostro Paese, relativamente alla sfera economica, occupa la 96esima posizione.

Tra gli indicatori utilizzati per misurare l’uguaglianza nella partecipazione economica vengono considerati il differenziale retributivo per sesso per lavori simili (ovvero di pari valore), in cui l’Italia è alla 116esima posizione, che sta a significare che le donne guadagnano solo il 51% di quello che guadagnano gli uomini, nonché il differenziale nel reddito annuo da lavoro in cui è alla 91esima posizione, corrispondente al 49%. È evidente che in Italia persiste una significativa penalizzazione per la componente femminile.

Non va meglio alle donne che decidono di mettersi in proprio: secondo uno studio del 2012 della Banca d’Italia, le imprenditrici hanno maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto agli uomini a cui spesso devono rivolgersi per avere un avvallo da parte del coniuge o del padre. Quando poi riescono a ottenere un finanziamento, pagano tassi di interessi del 30% più elevati rispetto agli uomini. Tutto questo nonostante le imprese femminili tendano a fallire meno rispetto a quelle maschili (il rapporto è 1,9 contro 2,2) e che abbiano resistito meglio alla crisi.

“Ritengo che la Regione possa contribuire alla riduzione del differenziale salariale, attivando iniziative per il superamento degli stereotipi di genere e individuando, con l’ausilio della consigliera di Pari Opportunità, strumenti normativi e amministrativi utili a tale scopo. Infine, la Regione può svolgere un’importante azione di controllo sulle eventuali disparità nell’accesso al credito delle imprese femminili, promuovendo parità di trattamento per imprenditrici e imprenditori liguri”.

Si calcola che per eguagliare la somma percepita da un uomo nel 2012, una donna ha dovuto lavorare fino al 28 febbraio scorso, ovvero 59 giorni di calendario in più. A Savona l’Equal Pay Day sarà sottolineato con una manifestazione che si svolgerà lunedì 15 aprile presso la Sala Magnano della Camera di Commercio di Savona, alle ore 11,30. Ad organizzare la Giornata della parità retributiva è la sezione di Savona della Fidapa, Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari, presieduta dalla signora Fulvia Scotti Costa, in collaborazione con il Comitato per l’Imprenditoria Femminile di Savona, presieduto dal consigliere camerale Anna Maria Torterolo. Cinquantanove giorni rappresentano un differenziale che si attesta intorno al 16,2%, in lieve flessione rispetto agli anni precedenti quando il divario era pari al 17%, ma pur sempre una differenza molto rilevante.

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