Cronaca

Il cane “molecolare” indica la via e un agente della stradale, nel bosco, ritrova il piccolo Daniele

Osiglia. Dieci ore da solo, al freddo e al buio, nei boschi sopra la sua casa a pochi metri dalle sponde del lago di Osiglia: qui il piccolo Daniele è rimasto seduto in silenzio, spaventato, infreddolito, sino a quando una agente della polizia stradale di Carcare non ha puntato proprio su di lui la sua torcia facendo tirare a tutti un grandissimo sospiro di sollievo.

Daniele, il bimbo di quasi tre anni, stava giocando insieme alla sua sorellina nel giardino di casa poco prima della cena, poi in un attimo sparisce. La mamma e i fratellini più grandi lo cercano convinti che si sia nascosto da qualche parte poi pian piano cresce l’angoscia e i genitori chiedono l’aiuto di alcuni compaesani, ma niente: Daniele non si trova e incomincia a fare buio. Così dopo quasi due ore dalla scomparsa del piccolo viene lanciato l’allarme.

Sono circa le 20. Sul posto arrivano forze dell’ordine, vigili del fuoco coon le unità cinofile, soccorso alpino, protezione civile e moltissimi abitanti di Osiglia con il sindaco Paola Scarzella che è rimasta sul posto sino al momento del ritrovamento.

Viene allestito il “campo base” sulla provinciale e vista la vicinanza con le sponde del lago arriva anche il gruppo di ricerca speleo fluviale della Croce Rossa insieme ai sommozzatori dei vigili del fuoco.

La notte è fredda e buia, la temperatura è di poco sopra lo 0. Oltre 100 soccorritori perlustrano ogni anfratto, ogni stradina e grazie ad alcune piccole barche a remi anche le sponde del lago, ma il piccolo Daniele non si trova.

Verso le 23 da Verbania arrivano i “cani molecolari”, in grado di seguire le più piccole tracce e nonostante le tante persone che avevano già “inquinato” la zona: è proprio uno di questi che individua una pista. Sono quasi le due e di Daniele non si hanno notizie da quasi 9 ore; aveva solo un maglioncino mentre giocava con la sorellina con il freddo con il termometro vicino allo zero fa pensare al peggio.

I soccorritori dopo un sorso di tè caldo si riorganizzano e ricominciano a battere palmo a palmo la zona “fiutata” dal cane molecolare. Parte un gruppo formato da agenti della stradale e soccorso alpino e proprio loro riescono a compiere il miracolo. La torcia di Matteo (il nome dell’agente) illumina il punto giusto. Daniele è li, testa bassa, spaventato e infreddolito. Riportato a casa viene visitato dai medici del 118, sta bene non è necessario nemmeno un controllo in ospedale.

Al campo base i soccorritori possono sorridere e si danno forti strette di mano e pacche sulle spalle; un piccolo applauso quando arriva il “salvatore” e poi tutti via a casa sotto la doccia per riscaldarsi dopo una lunga nottata a lieto fine.

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