Carceri, Sappe: “In Liguria 209 fermati ubriachi al volante che svolgono lavori di pubblica utilità”

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Liguria. Sono oltre 200 le persone in Liguria che, sorprese a guidare in stato di ebrezza, sono attualmente sottoposte a lavori di pubblica utilità sul territorio piuttosto che scontare la pena detentiva in carcere. E’ il dato più significativo che emerge dai dati liguri che fanno riferimento al ‘carcere invisibile’ delle misure alternative e di sicurezza e di altre misure sostitutive della detenzione che coinvolge complessivamente oltre mille persone.

“Se sommiamo questi numeri con quelli delle presenze in carcere, oggi pari ad oltre 1.880 ristretti la Liguria ha complessivamente quasi 3 mila soggetti coinvolti a vario titolo nell’esecuzione della pena”, commenta Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Oggi abbiamo in Liguria 448 persone affidate in prova ai servizi sociali: di queste, circa 150 sono tossicodipendenti. 28 fruiscono di semilibertà, 239 di detenzione domiciliare, 115 di libertà vigilata e 214 di altre misure, tra le quali appunto quella del lavoro di pubblica utilità per i soggetti (209) sorpresi alla guida in stato di ebrezza, che consistente in una prestazione di lavoro non retribuita a favore della collettività da svolgere in via prioritaria nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale”.

Martinelli sottolinea che “è del tutto evidente che scontare la pena fuori dal carcere, per coloro che hanno commesso reati di minore gravità, ha una fondamentale funzione anche sociale. Si deve avere il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. Per questo il Sappe era favorevole al progetto di legge del ministro della Giustizia Paolo Severino sulla depenalizzazione dei reati minori e, soprattutto, sulla messa alla prova: istituto, quest’ultimo, che ha dato ottimi risultati nel settore minorile e che potrebbe essere altrettanto utili negli adulti, atteso che consentirebbe di espiare in affidamento al lavoro all’esterno le condanne fino a quattro anni di reclusione. Peccato che quel progetto sia arenato in Parlamento”.

“E’ però altrettanto evidente” conclude “che si deve potenziare il ruolo della Polizia Penitenziaria, incardinandolo negli Uffici per l’esecuzione penale esterna per svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Il controllo sulle pene eseguite all’esterno, oltre che qualificare il ruolo della Polizia Penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione”.

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