Italia, il fenomeno della corruzione causa la perdita di 10 miliardi di euro l’anno

banconote 500 euro

Fenomeno di malcostume, ma anche economico: pesa sul Pil, allontana gli investimenti stranieri in Italia, spreca denaro pubblico e frena la competitività. Lo rilevano Libera e Gruppo Abele che hanno calcolato i costi e gli effetti della corruzione in Italia.

Il peggioramento di un punto dell’indice di percezione della corruzione (il cosiddetto Cpi) determina una riduzione annua del prodotto interno lordo pari allo 0,39%, del reddito pro capite pari allo 0,41% e riduce la produttività del 4% rispetto al prodotto interno lordo.

E visto che l’Italia, nel decennio 2001/2011, ha visto un crollo del proprio punteggio nel Cpi da 5,5 a 3,9 si potrebbe stimare una perdita di ricchezza causata dalla corruzione pari a circa 10 miliardi di euro annui in termini di prodotto interno lordo, circa 170 euro annui di reddito pro capite e oltre il 6% in termini di produttività.

L’Italia è al 72esimo posto su 174 Paesi nella classifica Transparency International, l’indice che riporta la percezione che hanno della corruzione manager e imprenditori: una percezione importante per i Paesi in cui investire, ragione per cui il calo registrato nel 2012 rischia di rendere l’Italia sempre meno appetibile.

La percezione di un’elevata corruzione allontana gli investimenti stranieri che la giudicano fattore di incertezza sui tempi di risposta della burocrazia, di fatto equivalente a una tassa occulta sul capitale investito.

Secondo l’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, l’afflusso medio di capitali stranieri tra il 2004 e il 2008 in percentuale sul Pil in Italia è stato dell’1,38%, mentre in Francia, nello stesso periodo, è stato del 3,88%: uno “spread” che corrisponde ad un ammontare superiore a 40 miliardi di euro.

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