Cronaca

Protesta dei lavoratori Scavo-Ter, presidio e corteo verso la Prefettura: “Le istituzioni devono ascoltarci”

Savona. Sono disposti perfino ad incatenarsi davanti alla Prefettura se le istituzioni continueranno ad essere sorde rispetto alle loro richieste. Intanto, questa mattina, il presidio previsto davanti alla sede della Scavo-Ter, in via Braja a Savona, si è trasformato in un corteo improvvisato verso il centro città.

Sono esasperati i lavoratori dell’azienda del Gruppo Fotia, molti dei quali in cassa integrazione da mesi a causa della diminuzione delle commesse che ha interessato il settore negli ultimi mesi. Diminuzione collegata anche alle note vicende giudiziarie che coinvolgono la società che vanta un giro d’affari di 10 milioni all’anno.

Ora, però, a seguito della decisione del tribunale di Savona, che ha respinto la richiesta avanzata dalla Direzione Investigativa Antimafia sulla confisca dei beni di alcuni componenti della famiglia Fotia, i dipendenti della Scavo-Ter vorrebbero ricominciare a lavorare per assicurare un futuro a se stessi e alle proprie famiglie.

E quindi eccoli camminare in un corteo ordinatissimo verso la Prefettura per chiedere di essere ascoltati: solo qualche disagio per gli automobilisti quando il gruppo deve attraversare sulle strisce pedonali, in realtà senza mostrare troppa fretta e tra qualche clacson “impazzito”. La prima tappa è a Palazzo Nervi: qui i manifestanti incontrano l’assessore provinciale Roberto Schneck che, dopo averli ascoltati, precisa che si tratta di una vicenda dove la politica non ha voce in capitolo e che sarebbero altre le istituzioni cui rivolgersi. Poi è la volta della Prefettura dove, con tanto di fischietti e “ugole”, i dipendenti Scavo-Ter gridano slogan quali “Vogliamo lavorare”, per poi essere ricevuti in tarda mattinata.

“Questa sentenza è chiara e dice che la Scavo-Ter ha sempre lavorato nella piena legalità e questa è la cosa importante – dice il direttore tecnico Remo Casanova – Il nostro problema ora è che bisogna garantire agli operai lo stipendio e, su questo fronte, l’azienda è in difficoltà. La nostra richiesta è rivolta alle istituzioni affinché si adoperino per aiutarci”.

“Vogliamo riprendere a lavorare in un clima di fiducia – prosegue Casanova – Noi assicuriamo che l’azienda è presente e vuole continuare a lavorare come ha sempre fatto. Ci affidiamo alla professionalità delle nostre maestranze, possiamo disporre di un parco mezzi notevole, non ci sono molte altre aziende che ora hanno voglia di investire. Non vogliamo polemizzare, ma tendiamo la mano alle istituzioni affinché ci aiutino a sbloccare la situazione”.

Una situazione che vede la Scavo-Ter esclusa dai più importanti appalti pubblici del Savinese: “Questo è un argomento che devono trattare gli avvocati – conclide il direttore tecnico – L’azienda fra indotti e operai diretti fa lavorare un centinaio di persone tutti i mesi. Ora la maggior parte è fermo, in cassa integrazione a rotazione”.

“I lavoratori se ne sono stati tranquilli fino adesso ad aspettare la sentenza della magistratura. Ora, però, vogliono che si riparta con quei lavori che garantirebbero la sopravvivenza dell’azienda” sottolinea Roberto Speranza della Fit-Cisl.

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