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Sergio Antonio Soldano: l’argentino/savonese che ha insegnato calcio nei tre continenti, ora responsabile tecnico delle nazionali di Malta

Carcare. Se sei argentino, probabilmente, prima dell’età scolare hai già imparato a calciare la palla di “collo”, “esterno ed interno piede”… sei poi sei nato nel 1960, da grande scoprirai che è l’anno che ha visto venire alla luce Diego Armando Maradona… ed allora capisci perché anche tu hai dedicato la vita al calcio!

E’ la storia di Sergio Antonio Soldano, che – prima di arrivare in Italia all’età di 25 anni – ha giocato ben 9 anni da professionista in Argentina, prima in Serie C con il Flandria di Jaureguì, poi con il Banfield in B ed infine in Serie A, dove esordisce a 18 anni nel Colon di Santa Fe e vi resta fino al 1985, quando – attratto dallo spirito d’avventura e da uno zio famoso, Oscar Massei, che proprio trent’anni prima aveva lasciato Rosario ed il calcio sud americano, chiamato nel “bel paese” per giocare nell’Inter non ancora “grande” di Angelo Moratti – decide anche lui di tentare l’avventura italiana e lasciarsi alle spalle la crisi che sta attanagliando l’Argentina.

Ma, prima di attraversare l’Atlantico, dimostra il suo valore di giovane calciatore, entrando per due anni a far parte della rosa degli Under 20, allenata dal “Flaco” Cesar Menotti, che si prepara per il mondiali di categoria del 1979 in Giappone. La lista comprende, oltre a Soldano, anche Diego Maradona e Pedro Pasculli (suo compagno nel Colon e per tanti anni poi cannoniere ed idolo del Lecce), anche se poi i due “companeros” del Colon, al momento di salire sull’aereo per Tokyo, vengono sostituiti rispettivamente da Juan Barbas (anche lui poi al Lecce) e da Ramon Diaz (Napoli, Avellino, Fiorentina ed Inter, fra le altre).

“Un’esperienza stupenda – ci dice Soldano – visto che, allenarsi e giocare con Diego, non è cosa da tutti! Provo ancora un’ emozione unica, quando la memoria ritorna ai momenti vissuti in una partita amichevole contro la nazionale cilena, al di là delle Ande”.

Ma come dicevamo prima, la situazione economica argentina, col passare degli anni, diventa sempre meno rosea ed in tanti sono costretti ad emigrare. C’è lo “zio d’Italia”, il già citato Oscar Massei, fuoriclasse e bandiera per ben 9 anni della Spal di Ferrara (provinciale di lusso della Serie A negli anni ’50 e ’60), che nel frattempo ha messo radici da noi… e così anche Sergio Antonio trova la forza ed il coraggio di attraversare l’Atlantico. Non è una decisione facile: all’epoca potevano giocare solo due stranieri per squadra e la cittadinanza italiana era difficile da ottenere. Cosicché Soldano deve accontentarsi di scendere nei semiprofessionisti, trovando spazio ad Alba nel campionato Interregionale (quell’anno vinto dal Casale) ed accasandosi poi, complici il mitico presidente Marco Sardo e Mino Persenda, nella Carcarese, dove si trova talmente bene da decidere di stabilirsi definitivamente in Val Bormida ed avere ora due figli autentici carcarotti.

Prima di dedicarsi all’insegnamento del calcio alle giovani leve, calca con passione e bravura anche i campi di Cairo, Loano e Bragno. ma poi, a 37 anni, trova la sua vera strada: il calcio, inteso come scuola. Il primo incarico glielo offre il Parma, dapprima come responsabile della Liguria delle squadre gemellate con i crociati, poi, da autentico “globetrotter” come docente addetto alla formazione di allenatori anche all’estero (Europa, Africa, Canada). Lavora per 5 anni anche per l’Inter nei campus all’estero (Cina, Iran, Australia, Corea, Argentina, Colombia, Camerun, Nigeria, Sierra Leone, Costa d’Avorio) e poi, a gennaio di quest’anno, riceve una proposta irrinunciabile: assistente di Pietro Ghedin (mister della nazionale di Malta), nonché responsabile tecnico delle relative Under, dai 15 ai 21 anni.  

Insomma Soldano, lo “straniero” più vecchio fra i calciatori del savonese, ha maturato esperienze di vita che pochi hanno avuto la fortuna di fare, arricchendo il suo bagaglio tecnico, ma anche umano, in modo da essere diventato un punto di riferimento per molti, soprattutto perché il suo “parco” amicizie va dai “Cucho” Cambiasso, Walter Samuel e “Principe” Milito a personaggi più semplici, ma non per questo meno graditi da Sergio Antonio, sempre disponibile a fare partecipi i colleghi delle nozioni da lui acquisite e, per dirlo con sue parole: “Eso me hace feliz”.

Claudio Nucci

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