Cronaca

Pietra, senza casa e senza lavoro vive in macchina da due mesi: l’appello di un’ex maestra d’asilo

Pietra Ligure - Anna Perazzola vive in macchina da due mesi

Pietra L. La giornata di Anna inizia alle 7 dal mattino, tra ossa che scricchiolano e occhi gonfi dal sonno. E’ passata un’altra notte in bianco sui sedili posteriori della Fiat 600 azzurra che, da due mesi, rappresenta la sua unica casa. Un letto scomodo da condividere con il bloccasterzo, “compagno” sicuro da utilizzare come arma nel caso qualche male intenzionato si avvicinasse ai finestrini della macchina, ferma da 60 giorni nel parcheggio nei pressi del passaggio a livello di Pietra Ligure.

Anna ha 56 anni, un diploma da maestra elementare e d’asilo, e un passato da insegnante nella sua città natale, ossia Milano, e, dopo il trasferimento in Liguria, a Genova Quarto. Il padre, Generale di artiglieria a cavallo alla caserma Perrucchetti di Milano, è mancato qualche anno fa, così come la mamma, malata di Alzheimer, che, nel 2009, l’ha lasciata sola in Riviera.

Anna ha vissuto a Borgio Verezzi per molti anni (dal 1983 al 2009) per poi trasferirsi nella vicina Pietra Ligure. E’ qui che è cominciata la sua odissea e una vita vissuta in solitudine a tentare di arrivare a fine mese (per qualche tempo, la donna ha usufruito di un aiuto da parte del Comune che ha contribuito al pagamento dell’affitto della casa in cui viveva in via Bado, aiuto su cui oggi dice di non poter più contare). Molti i lavoretti svolti per “tirare a campare”: dall’accudire gli anziani alle pulizie nelle camere degli alberghi fino a collaborare con la colonia pietrese.

Oggi, però, la crisi che tutti attanaglia sta rischiando di soffocarla: Anna non trova lavoro da mesi e, di conseguenza, non può più pagare un affitto. Il risultato è questo: una macchina come casa, con un bagagliaio al posto dell’armadio e i sedili al posto di un letto vero e proprio. La donna vive tra plaid e giacche, tra vecchi ricordi lasciati qua e là e bottiglie mezze vuote.

“La mia giornata inizia alle 7 del mattino – racconta – La prima tappa è alla toilette del cimitero, dove mi lavo guardando la tomba di mia mamma e pregandola di darmi una mano da Lassù. Poi inizia la ricerca di lavoro, tra annunci vari e porte alle quali busso senza successo. A mangiare vado dai frati cappuccini in viale del Soccorso e poi di nuovo in cammino, con le vesciche ai piedi, per cercare una soluzione ai miei problemi, che, ovviamente, non arriva mai”.

“La realtà è questa: sono senza casa, senza lavoro e senza affetti sui quali contare – continua Anna – Ho fatto l’unica scelta possibile, ossia quella di vivere nella mia auto, scegliendo un parcheggio illuminato ma non troppo centrale: mi vergogno a vivere così, ma non posso fare altrimenti. Per qualche mese ho trovato ospitalità da un conoscente che mi ha subaffittato una camera ma poi, avendo bisogno di tutto l’appartamento, mi ha chiesto di andarmene. Ed eccomi qui”.

“Di lavoro non ce n’è e non ho nessuno su cui poter contare. Patisco la fame e non solo: fino a qualche tempo fa avevo con me Zeffira, il cane che mi era stato affidato da qualche tempo ma, vivendo come vivo ora, mi è stato praticamente tolto. L’unico compagno su cui posso contare è il bloccasterzo, che può certamente salvarmi da qualche malintenzionato, ma non dalla solitudine”, conclude Anna.

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