Lettera al direttore

Una cittadina spotornese in difesa di Don Carlo Rebagliati

Il mese di dicembre è l’ultimo dell’anno e, per la maggior parte delle persone, dovrebbe essere il mese più bello e festoso. Sicuramente per un uomo non sarà così. Il suo nome è Carlo Rebagliati, precisamente Don Carlo Rebagliati, perché fino al 2 Dicembre sarà ancora un sacerdote, visto che dopo tale data sarà obbligato a smettere l’abito talare ed a fare domanda di dispensa dello stato clericale, come “ consigliatogli”, su richiesta della Congregazione della Dottrina della Fede, dal Vescovo della Diocesi di Savona-Noli Monsignor Vittorio Lupi.

Purtroppo, questo è solamente l’ultimo degli “inviti” che diventerà provvedimento esecutivo il 3 Dicembre fatto al sacerdote, in quanto, precedentemente, da economo, ruolo che rivestiva da ben 15 anni nella Curia Savonese, era stato declassato a parroco ed infine, sempre sotto “invito” obbligatorio, a dimissionario. E’ alquanto strano come tutto ciò sia iniziato a succedere dopo che Don Carlo Rebagliati abbia deciso di sostenere e difendere con le sue testimonianze ed aiutare a denunciare gli abusi fatti a Francesco Zanardi, un ragazzo savonese violentato da un sacerdote pedofilo che, proprio nello stesso luogo e nello stesso periodo, esercitava la funzione di parroco con lui.

Francesco Zanardi è riuscito a denunciare il suo aguzzino grazie a lui ed adesso sta raccogliendo ulteriori testimonianze a riguardo in tutta Italia tramite la rete “L’Abuso”, poiché una vittima non deve essere lasciata sola, deve essere sostenuta nel denunciare, deve essere protetta e non lasciata mai sola, ed il carnefice non può essere considerato una vittima. Attualmente Don Carlo Rebagliati è soggetto a dialisi ed è sieropositivo, nonché gay dichiarato, ma nonostante ciò resta sempre un sacerdote, che durante il suo operato ha sempre aiutato tante persone in difficoltà, sia extracomunitari, sia italiani, ha creato tante attività socio-culturali per i giovani ed i bambini dell’oratorio.

Due punti della vicenda destano la mia amarezza: la prima è che il sacerdote accusato di pedofilia e ridotto allo stato laicale sia attualmente ancora in libertà in mezzo a dei minorenni e quindi libero d’agire indisturbato; la seconda che dopo aver dedicato tutta la vita alla Chiesa venga trattato così e che solamente i fedeli nolesi dell’ultima parrocchia in cui ha esercitato la sua dottrina, siano stati dalla sua parte e lo abbiano difeso, raccogliendo molte firme ed inviando le stesse a Monsignor Lupi, per protestare contro quest’ennesimo “invito”, che sarebbe una grave perdita.

Io sono una ragazza di Spotorno che applaude e si complimenta vivamente con l’iniziativa fatta dai parrocchiani di Noli e provo rammarico perché sono sicura che molta gente spotornese e non, che ha ricevuto i sacramenti e molte lezioni di vita da Don Carlo Rebagliati, la pensa come me, sia dalla sua parte e voglia dargli solidarietà, ma non abbia il coraggio di farlo o peggio ancora sia indifferente alla vicenda.

Ho avuto occasione di vedere in televisione lo spot della Conferenza Episcopale Italiana per dare un aiuto economico ai sacerdoti e se si ascolta bene durante lo spot viene detta la frase: “per uno che sbaglia ce ne sono migliaia che dedicano la vita alla loro missione”.
Don Carlo Rebagliati è “uno di quelle migliaia che dedica la vita alla loro missione” invece è sempre stato considerato proprio da chi dovrebbe ringraziarlo del suo operato e difenderlo “come l’uno che sbaglia”.

Carissimo Don Carlo Rebagliati, la Magistratura farà le indagini che ritiene e si pronuncerà nel modo più opportuno, anche se purtroppo da chi ti dovrebbe sostenere, perché hai dedicato loro tutta la tua vita, sei stato già giudicato e condannato. Tu per me anche dopo il 3 Dicembre continuerai ad essere un sacerdote che mi ha insegnato tanto con la sua umiltà, che merita il massimo rispetto e dal quale c’è molto da imparare.

Laura Candelo

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