Savona, il figlio del partigiano sepolto: “Bieco utilizzo del dolore per tornaconto politico”

Savona - cimitero Zinola

Savona. In questi giorni la tumulazione di un partigiano nel cimitero di Zinola ha dato adito ad alcune polemiche nella città di Savona, in quanto la sua sepoltura pomeridiana è stata vista da alcuni come un trattamento preferenziale. Sulla questione interviene Iuri Patrone, figlio del partigiano in questione.

“Sono fiero ed orgoglioso di essere stato figlio di un partigiano – dichiara Patrone – che ha combattuto per la libertà dell’Italia dalle oppressioni e dai soprusi della dittatura fascista pagando personalmente un tributo di sangue. Conosco il sindaco Federico Berruti come lo conoscono molti cittadini di Savona e non per la particolare amicizia che si vuole rilevare ma per la sua serietà, onestà, correttezza morale, senso del dovere e per la sensibilità dimostrata in varie occasione del suo trascorso amministrativo”.

“Rimango stupito per la polemica innescata da una fantomatica vedova – prosegue -, di cui rispetto il lutto, ma non condivido questo tentativo strumentale di voler speculare a favore dei partiti politici sul nobile sentimento del dolore per la perdita di una persona cara. Sarebbe gradito ai movimenti che si fanno paladini di presunti favoritismi e a consiglieri regionali ex amministratori Comunali con armadi straccolmi di scheletri e stipendi pubblici da manager dedicare il loro prezioso tempo alle vere ingiustizie che giornalmente vengono perpetrate sul territorio nazionale e a non abbassarsi a biechi tentativi di utilizzare il dolore della morte per il loro tornaconto politico”.

“Mio padre – spiega Patrone – ha vissuto con onore e dignità, ha sempre lottato per la democrazia di questo paese e lui per primo ha sempre combattuto le ingiustizie vere sino alla data della morte e posso credere con certezza che si sarebbe schierato a fianco della suddetta vedova affinché suo marito potesse avere una veloce sepoltura”.

“Bisogna però obiettivamente osservare – sottolinea – che la volontà di paragonare gli eventi trova ostacoli insormontabili poiché la salma del mio caro papà non giunse in ritardò nell’ultimo viaggio, forse perché anche in vita aveva l’abitudine di partire molto presto per non ritardare agli appuntamenti, a causa del prolungarsi di Padre Nostro e Ave Maria, ma la famiglia avvisò preventivamente l’ufficio competente (che per inciso non aveva informato dell’usanza di non eseguire tumulazioni pomeridiane nel cimitero di Zinola) la mattina alle ore 9 facendo rilevare che a causa del cospicuo numero di ex partigiani e associazioni partigiane giunte dal Piemonte, dalla Lombardia , dal Genovese e dal Savonese al fine di poter salutare la salma del partigiano ‘Triste’ sarebbe stata cosa gradita e forse dovuta per una città civile organizzare preventivamente e in via straordinaria la tumulazione della salma prevista per le ore 15”.

“Mi spiace rilevare – dichiara Patrone – che la signora trovi così scandaloso l’aver sentito cantare ‘Bella Ciao’ in un luogo pubblico e l’aver visto le bandiere delle associazioni partigiane, e solo quelle, sventolare. Vorrei ricordare alla signora che è uso nelle chiese, che posso aver capito lei frequenti abitualmente, vedere il sacerdote cantare con passione ciò in cui crede e che è cosa comune vedere sfilare lungo le strade delle nostre città e anche di Savona i vessilli delle varie confraternite religiose”.

“Sono comunque vicino nel dolore alla signora, pur non conoscendola. Qualora si fosse sentita offesa per un inesistente soppruso e, premesso che non voglio alimentare una sterile bieca e strisciante polemica, pregherei un maggior rispetto per le persone e per la storia del nostro paese, convinto che non esistano cittadini di serie A e cittadini di serie B, ma solamente persone che della storia sono stati protagonisti”.

Sulla questione interviene anche l’Anpi provinciale di Savona. “Consideriamo ignobile la polemica avviata nei confronti del sindaco di Savona che, con un atto di umanità, ha consentito l´adempimento delle ultime volontà di un eroe italiano – dichiara l’associazione -. Domenico ‘Mingo’ Patrone, partigiano  della Brigata Ligure-Alessandrina, è stato uno di quei giovani italiani che, dopo l’8 settembre 1943, con la scelta di schierarsi volontariamente contro il nazifascismo hanno consentito che l´Italia potesse sedere al novero delle nazioni libere e sovrane, ed essere considerata alleata  da parte degli angloamericani. La Resistenza è stata quel movimento popolare che ha riscattato la nostra nazione, la dignità degli italiani, dalla ignominia della guerra di aggressione, a fianco di Hitler, voluta dal fascismo e dalla monarchia”.

“Mingo Patrone, nome di battaglia ‘Triste’ – prosegue l’Anpi -, non ha mai chiesto niente per sé, nonostante le sue gesta nella Resistenza abbiano portato le autorità della Liberazione a decorarlo al Valor Militare; fino all´ultimo il suo impegno è stato per mantenere vivo il ricordo dei martiri della Resistenza e dei valori di solidarietà, libertà e democrazia per l´affermazione dei quali morirono giovinetti”.

“L’unico pensiero per sé è stato che la sua salma potesse giacere dove erano i genitori – affermano i portavoce dell’associazione -; ed aver accolto questo desiderio, è stato un gesto di riconoscenza verso un protagonista della Resistenza, che onora il sindaco di Savona”.

“Tutto il resto è la solita paccottiglia – conclude l’Anpi -, dei soliti noti, che non hanno nessuna decenza; e pur di poter attaccare l´avversario politico, fanno strame della memoria dei fondatori dell´Italia Repubblicana e si collocano così dalla parte di chi ancora non accetta la vittoria dell´antifascismo”.

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