Cronaca

Don Luciano, lettera ai parrocchiani a due anni dall’arresto: “A chi mi condanna auguro l’audacia della verità”

Don Lu lascia carcere

Alassio. Dal gruppo di Facebook “Don Luciano libero!” ad un vero e proprio sito internet (www.donluciano.org) che ripercorre la vicenda processuale del prete alassino condannato in Appello a 7 anni e 8 mesi di reclusione per aver abusato di una minore.

Uno spazio in Rete – già nel mirino della Procura che sta valutando possibili violazioni nel diritto del minore parte in causa nel procedimento giudiziario – in cui i fedelissimi di Don Luciano Massaferro avanzano dubbi, presentano documenti giudiziari e commentano le sentenze di colpevolezza per ricostruire una vicenda iniziata due anni fa, il 29 dicembre 2009, quando il sacerdote della parrocchia di San Vincenzo Ferreri “è stato arrestato da 11 agenti della polizia, la sua abitazione sottoposta a ore di perquisizioni approfondite con sequestro del materiale informatico, quindi immediatamente carcerato”, così come si legge online.

“Durante i mesi di ‘sequestro’ in due istituti di pena liguri (Chiavari e Sanremo per un totale di 270 giorni) ha subito perquisizioni di ogni tipo, denudamenti, violenze verbali e sputi – scrivono i sostenitori di “don Lu” – E’ stato trattato come un detenuto con pena definitiva (di fatto non esiste in carcere la custodia cautelare ma solo l’espiazione della pena) e al contempo calunniato sistematicamente a livello mediatico. Le numerose istanze di scarcerazione sono state sempre bocciate, nel frattempo una psicologa e uno psichiatra, su richiesta della Procura, lo hanno sottoposto in carcere a sei incontri per accertare la sua presunta pericolosità sociale. Fino al momento del processo di appello aveva subito più di 400 controlli in casa da parte dei carabinieri, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ci si dovrebbe domandare cosa c’è a suo carico di fronte ad un trattamento così ostile ed invasivo”.

Ad incastrarlo sarebbero però i racconti della bambina che i giudici hanno considerato attendibile e che i fedeli parrocchiani mettono in dubbio in continuazione. Fatto sta che oggi questo spazio virtuale viene dedicato alla 22esima lettera del parroco in occasione del Natale “tempo proficuo per riflettere sulla verità di Dio e quindi sull’assoluto primato dei valori”, così come scrive il mittente.

“E’ per me fonte di gioia continua essere perseguitato in quanto cristiano, certo non con le armi come purtroppo avviene quotidianamente in tante parti del mondo, ma con le calunnie, frutto di odio e posizioni preconcette di chi giudica senza conoscere i fatti – fa sapere don Luciano che, qualche riga dopo prosegue: “Da parte mia, nonostante la fatica di questi ultimi due anni, rimango un prete immensamente felice, lieto di subire ogni tipo di oltraggio in quanto ministro di Dio. Non porto alcun rancore verso chi mi condanna a priori, senza prendere visione della vicenda processuale, solo perché sono sacerdote cattolico, anzi perdono dal più profondo del cuore tutto e tutti. E’ anche questo stupore che nonostante tutto, anzi attraverso tutto, mi sprona a lottare per rendere questo mondo il migliore possibile e a chi punta il dito senza conoscere auguro l’audacia nella verità unita all’umiltà, in modo particolare quando ci si accorge di aver sbagliato”.

Poi, il sacerdote si sofferma sulla propria vicenda giudiziaria: “E ora spendo alcune parole per sintetizzare gli eventi degli ultimi due anni trascorsi. Inverno 2009: audizione di alcuni minori in sede di indagine, nulla emerge a mio carico; 29 dicembre 2009, il gip decide per il provvedimento di custodia cautelare (carcere preventivo) pur non avendo trovato alcun riscontro al racconto della minore; novembre 2009-Febbraio 2010: viene periziato tutto il materiale informatico personale e della Parrocchia ma non viene trovato alcun materiale illecito; primavera 2010: perizie psichiatriche su di me (tre incontri con lo psichiatra e tre con la psicologa), nulla di rilevante emerge dalla relazione; 24 maggio 2010, iniziano le undici udienze a porte chiuse del processo di primo grado; giugno 2010 – gennaio 2011, audizione di una trentina di testimoni adulti, nulla emerge (nonostante un maldestro tentativo di fornire sostegno all’accusa da parte di un’anziana signora); estate-autunno 2011, audizione di altri minori, ancora una volta nulla emerge a mio carico; 27 settembre 2010, esilio in convento a Diano Castello dopo 270 giorni di carcere preventivo; 13 gennaio 2011, conclusione dell’ultima udienza del processo di primo grado; 19 gennaio 2011, arresti domiciliari spostati in parrocchia ad Alassio dopo 116 giorni di esilio; 17 febbraio, condanna a 7 anni e 8 mesi di carcere + pene accessorie; 16 maggio, pubblicazione delle motivazioni della sentenza; 23 giugno, Appello alla Corte di Genova; 31 ottobre, nuove motivazioni di Appello; 18 novembre, processo di Appello a porte aperte in un’unica udienza e conferma della condanna senza disporre nuove audizioni o perizie”.

“Questi fatti drammaticamente concreti si commentano da soli per cui vi abbraccio caramente augurandovi un sereno 2012. Continuerò a scrivervi, la vostra vicinanza mi fa toccare con mano l’amore sincero che continuate a donarmi, esso vincerà il male, riempiendolo di un bene immenso”, conclude don Luciano.

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