Politica

Giro ciclistico della Padania, Prc: “Pericolosa farsa, boicottiamola”

Paolo Tosi, Loano

Loano. Dal 6 al 10 settembre, da un’idea del leader leghista Umberto Bossi, si svolgerà il Giro ciclistico della Padania. Un’iniziativa, questa, che sta sollevando critiche, in particolare di alcuni esponenti locali di Rifondazione comunista.

“Non si tratta di una delle tante esibizioni folkloristiche della Lega, ma di una gara entrata nel circuito ufficiale per professionisti – esordiscono Gianluca Paciucci, Paolo Tosi e Ian Casella, rispettivamente del Prc di Finale Ligure, Loano e Alassio – Il percorso attraversa una regione inesistente, la Padania, appunto. E’ Padania la Liguria (tappe a Laigueglia e a Loano)? E’ Padania il Trentino (tappa a Rovereto)? E’ Padania la…Padania? Certo, in Spagna si svolgono il Giro della Catalogna e quello dei Paesi Baschi, e il Giro di Lombardia o del Trentino in Italia, ma a partire da una reale esistenza, storico geografica e amministrativa, delle regioni interessate. Lo stesso non si può dire della Padania, invenzione di leader secessionisti che sono incredibilmente al governo. Il loro movimento, lo ricordiamo, si chiama ‘Lega Nord per l’indipendenza della Padania’, ed esprime un Ministro dell’interno indipendentista che dovrebbe difendere l’Italia da ogni pericolo, persino dalla secessione e dalla rottura dell’unità nazionale, ovvero da se stesso. Ci sarebbe da ridere, se le cose non fossero così serie, più serie di quanto si crede”.

“Tornando alla corsa, non si dimentichi che essa si svolgerà nella ‘settimana santa’ dei leghisti, quella del rito dell’ampolla dalle sorgenti del Po a Venezia. Scriviamo questo per rispondere chi vorrebbe giustificare la corsa ritenendola uno dei tanti appuntamenti del calendario agonistico. Che poi la maglia del vincitore sarà verde, che Bossi l’abbia pensata e che il senatore Davico, leghista, l’abbia sponsorizzata, dovrebbe far capire di cosa stiamo parlando. Crediamo non si tratti di folklore innocuo ma di un tassello di una vera e propria ‘secessione nei fatti’. Non chiediamo la cancellazione della corsa, ma il cambio del nome (Giro dell’Italia del Nord, ad esempio), il cambio della simbologia cromatica (la ‘maglia verde’ di cui dovrebbe fregiarsi il leader della corsa, rimanda al colore del partito di Bossi – vi sarà un tripudio di gadget e di bandiere verdi come per lo scempio della scuola pubblica di Adro), luoghi e date (la partenza da Paesana, in provincia di Cuneo, vicinissima alle sorgenti del Po -proprio tra Pian del Re e Paesana avviene il rito dell’ampolla-, e il calendario la dicono lunga sulle intenzioni ‘apolitiche’ di questa corsa). Se questo non accadesse, chiediamo all’Unione Ciclistica Italiana di dissociarsi da una corsa a tappe così spudoratamente di parte”.

“Chiediamo inoltre alle forze politiche democratiche di mobilitarsi contro questa pericolosa farsa, ai singoli cittadini e cittadine e a tutti i tifosi e le tifose di ciclismo di boicottare la corsa, qualora non vi fossero cambiamenti decisivi nell’impostazione globale, anche in nome della passione per questo nobile sport, che non va così macchiato”, concludono i tre esponenti del Prc.

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