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Tomaso ed Elisabetta condannati perché dormivano con il loro amico: “Il giudice ha ignorato le memorie difensive”

euro bruno marina maurizio 2

India. Dormivano tutti e tre nella stessa stanza. Sarebbe questo uno degli elementi sui quali si è basato per emettere la sua sentenza il giudice che ha condannato all’ergastolo Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni con l’accusa di aver ucciso il loro amico Francesco Montis. Caduta l’ipotesi del movente “passionale”, in un primo momento infatti l’accusa aveva ritenuto che l’omicidio fosse maturato nell’ambito di un triangolo amoroso, il giudice ha ritenuto che che il fatto che i tre ragazzi dormissero insieme, nella stessa camera d’albergo, fosse una prova della loro colpevolezza.

A spiegare le motivazioni della sentenza di condanna è il papà di Tomaso, Euro Bruno, che accompagnato dalla moglie Marina Maurizio, ha appena lasciato l’Ambasciata italiana di New Delhi dove ha incontrato i funzionari italiani: “Abbiamo avuto la conferma che la sentenza è stata costruita senza tenere conto della documentazione presentata dai legali dei ragazzi. E’ assurdo, il giudice ha anche tenuto conto delle false testimonianze che sono state rese in aula, nonostante fosse palese che i testimoni fossero caduti in contraddizione”.

“Tutte le memorie difensive dei nostri legali, che erano state formulate minuziosamente e che smontavano la tesi accusatoria, sono state liquidate in tre righe, senza che il giudice le considerasse. E’ inacettabile” spiega Euro Bruno che prosegue: “Questa sentenza è un oltraggio alla legge, c’è tutto fuori che giustizia. Sono indignato, oltre che come padre, come uomo: mi rendo conto che in questo Paese esercitano la giustizia come in un macello”.

Un processo, quello ai due ragazzi italiani, che è stato lungo ed estenuante: “Dopo la prima udienza il giudice aveva già deciso di condannarli ed invece sono state celebrate più di 150 udienze. Abbiamo perso tempo e denaro per arrivare poi a questo punto, ma non molliamo” precisa Euro Bruno che dell’incontro in Ambasciata si limita a dire: “ci hanno garantito, compatibilmente con le loro possibilità, che ci forniranno tutto il loro supporto come hanno fatto finora”.

Adesso non resta che attendere che i legali di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni presentino il ricorso aall’Alta Corte di Allahabad. “Ci hanno già detto che l’Alta Corte è intasata dai ricorsi e che quindi i tempi non saranno brevissimi. Come se non bastasse già il fatto che i nostri ragazzi sono in carcere da un anno e mezzo. Non ci resta che aspettare” concludono i genitori di Tommy.

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