Economia

Tirreno Power, Gosio: “Situazione bloccata, la Regione deve decidere”

gosio

Vado Ligure. Nel giorno in cui il presidente nazionale di Confindustria Emma Mercegaglia parla dei dieci anni persi dall’Italia, “un decennio perduto in termini di competitività e mancata crescita”, l’amministratore delegato di Tirreno Power Giovanni Gosio torna sul ritardo nell’approvazione del progetto di ampliamento della centrale termoelettrica di Vado Ligure, che prevede la costruzione del nuovo gruppo a carbone da 460 Mw e di due unità gemelle, da 330 Mw, in sostituzione di quelle ormai obsolete esistenti.

“Anche noi abbiamo fatto presente la situazione del nostro progetto. Due anni fa c’è stato il decreto di compatibilità ambientale ed è da quattro anni che stiamo aspettando, senza avere ancora un riscontro” afferma Gosio.

“Siamo venuti incontro alla richiesta della Regione di abbattere i due gruppi esistenti da 330 Mw, rinnovandoli con le nuove tecnologie, compiendo un enorme salto ambientale, con il -40% delle emissioni, mantenendo al tempo stesso le importanti ricadute economiche ed occupazionali sul territorio savonese e ligure. Questo significa investire con grande impegno ambietale e forte ricaduta occupazionale” aggiunge Gosio.

“Il dialogo con la Regione è fermo a prima delle elezioni. Ora sono passate due settimane e stiamo attendendo una convocazione dell’ente regionale. In Germania, tre mesi dopo la nostra richiesta per Vado, è stata data l’autorizzazione per una nuova centrale in sei mesi. In Europa il 35% di energia resta prodotta a carbone, le centrali si continuano a fare, specie ora che ci è stato uno stop al nucleare…” conclude Gosio, che ha fatto capire chiaramente come gli azionisti non siano più disposti ad aspettare tempi bibilici per avere l’ok al nuovo progetto industriale.

L’azienda energetica lamenta i ritardi con cui l’istituzione regionale affronta la pratica di ampliamento del sito vadese. La vicenda Fincantieri anzitutto, con le ipotesi di tagli e smantellamenti nell’area genovese, fa da controcanto alla disponibilità da parte di TP di mettere in campo 1,4 miliardi di euro di investimenti. Due situazioni di segno opposto che non hanno ancora soluzione.

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