Lettera al direttore

Polemica sul concorso letterario “Ghersi”: precisazioni di Diego Rattazzi

Dopo aver letto di tutto e di più su parecchi mezzi d’informazione Savonesi in questi ultimi giorni, avrei piacere di fare un po’ di chiarezza sulla vicenda del Concorso letterario Ghersi, in quanto membro della Consulta Provinciale Studentesca di Savona e studente del Liceo Scientifico “O. Grassi”. Mi sento in dovere di far sentire la mia voce dopo aver notato la strumentalizzazione e la politicizzazione dell’accaduto, inconvenienti che già all’interno della Consulta si erano cercati di evitare.

Infatti durante una seduta plenaria della stessa, dopo l’iniziale proposta di bandire un concorso chiarificatore sul corso della storia nel secondo dopoguerra, trattando esclusivamente il caso Ghersi, alcuni componenti dell’assemblea mostrarono da subito il loro dissenso (tra questi proprio il sottoscritto ed i membri rappresentanti il Chiabrera-Martini). Si ottenne così l’istituzione, prima di un bando unico citante crimini commessi da ambedue le fazioni di quel periodo storico, in seguito, durante una commissione appositamente creata per il concorso, di due bandi differenti. La giusta e comprensibile protesta delle scuole nasce quando agli istituti viene inviato solamente il bando riguardante il caso Ghersi con la citazione di siti di riferimento tutt’altro che lontani da una visione politica del tragico accaduto.

In seguito è arrivata anche la puntualizzazione dell’ANPI a cui era stata attribuita una approvazione al concorso mai data, pubblicata su un quotidiano on-line. Dopo la protesta degli studenti che, raccogliendo firme classe per classe, tutte reali ed autentiche (a differenza di quanto è stato affermato da alcuni esponenti politici savonesi nel tentativo di far parlare di sé, visto l’oblio in cui sono incorsi in questo periodo di campagna elettorale), è iniziata l’eccessiva e strumentalizzata esposizione mediatica della vicenda. Molti, troppi, hanno voluto dire la loro senza essere pienamente a conoscenza dei fatti, esprimendo giudizi sgradevoli nei confronti delle scuole promotrici della protesta e dei loro insegnanti.

Per fortuna nelle scuole pubbliche prevale ancora la formazione culturale rispetto a quella politica, e i professori definiti “sessantottini” riescono a fornirci gli strumenti idonei ad una visione autonoma e matura del mondo circostante. Questo ci permette di notare la bassezza di alcuni commenti fatti e la capacità di analizzare gli argomenti e le modalità con cui si tratta un concorso letterario legato ad un avvenimento storico, permettendoci così, in un Paese libero, di dissociarci o appoggiare l’iniziativa proposta.

Dopo le numerose dichiarazioni di esponenti politici e dello stesso Presidente della Consulta, trovo doveroso esprimere la mia opinione informata sui fatti ma lontana da qualsiasi corrente politica.

Diego Rattazzi
membro della Consulta e studente del Liceo Scientifico “Orazio Grassi”

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