Alassio. Marco Melgrati analizza la sconfitta elettorale e storce il naso se sente parlare di “batosta”. “Lo sarebbe stata se avessimo perso con il 30% e gli altri avessero vinto con il 70%, come quando avevo vinto io. Perdere del 3% non è una batosta, ma la dimostrazione che quando il voto di centrodestra si fraziona in liste civiche, il centrosinistra può prevalere con il 36%” sostiene Melgrati.
“La colpa è mia – ironizza il consigliere regionale, che lasciò la guida del Comune per l’impegno in via Fieschi a Genova – Tanto ormai mi addossano tutte le colpe. Battute a parte, è stata una campagna vergognosa di delegittimazione e colpevolizzazione nei miei confronti. Se c’erano responsabilità amministrative erano in condivisione con Avogadro, sindaco allora e adesso: il piano regolatore l’aveva approvato lui e le varianti che lui stesso ci imputa non hanno mai inciso sui volumi”.
“L’unica colpa è stata quella di fare pulizia di certi personaggi che si sono rivoltati contro – prosegue Melgrati – Alcuni portatori di voto che ci si sono rivoltati contro”. Stilettata esplicita a Rocco Invernizzi e Fabrizio Calò.
Melgrati torna anche sulla cosiddetta questione morale, risottolineando di essere stato oggetto di screditamento: “Il fatto di essere indagato non esclude di essere assolto. Ricordiamoci che sono stato destinatario di 18 avvisi di garanzia e sono stato assolto 17 volte, in istruttoria o in dibattimento. L’unica volta che il reato era prescritto, ho dato mandato all’avvocato per ricorrere in appello ed essere prosciolto per non aver commesso il fatto”.