Cronaca

Traffico di coca: restano in carcere i 3 marocchini, domiciliari per il “corriere” italiano

Albenga. Restano in carcere Abdelaziz El Kettani, di 25 anni, Jaouad Mziouira, di 30, e Mohammed Morchid, di 28, i tre marocchini finiti in manette nel corso dell’operazione antidroga “Confidence” condotta dai carabinieri di Albenga. A deciderlo il gip Fiorenza Giorgi che, sabato scorso, li ha interrogati per la convalida dell’arresto. Il giudice ha invece concesso i domiciliari a Paolo Ferro, il 56enne, incensurato e insospettabile, che era stato arrestato insieme ai tre stranieri perché accusato di essere il “corriere” della droga. Il gruppo, secondo i militari, trafficava cocaina e aveva un giro d’affari elevatissimo con cifre iperboliche.

Dopo l’arresto Ferro si era giustificato spiegando “con la crisi, ho accettato questo ‘secondo lavoro’ per arrotondare lo stipendio”. La confidenza, da cui il nome dell’operazione, era quella attribuita da tre immigrati marocchini all’italiano, del quale si fidavano pienamente per il trasporto di grossi quantitativi di droga da Milano alla Riviera di ponente. L’uomo aveva un compito preciso: con una Citroen C2, peraltro di proprietà dell’azienda da cui dipende, faceva viaggi ricorrenti nel capoluogo lombardo, dove per qualche ora lasciava l’auto ai responsabili del rifornimento di stupefacenti. Quindi la riprendeva e tornava nell’Albenganese per la consegna. La spola era effettuata ad un ritmo di tre o quattro volte al mese.

I carabinieri nel suo ultimo viaggio lo hanno intercettato con 260 grammi di cocaina in pietra, occultati, all’insaputa del vettore stesso (che non si occupava di dove la droga venisse nascosta), dietro al contachilometri. In particolare, un carabinieri della zona di San Fedele si è insospettito per un insolito via vai sulla Provinciale 6 tra Lusignano e Villanova, da tempo interrotta per la frana. Da qui è scattata l’indagine, con appostamenti, monitoraggio e anche filmanti da parte delle forze dell’ordine.

Ingente il quantitativo di sostanze stupefacenti trasportate: in media un chilo alla settimana che, raffinate, potevano fruttare alla banda sui 200 mila euro al mese. La cocaina era destinata alla Piana ingauna, al comprensorio e alle principali piazze di smercio liguri. Per il “galoppino” italiano, però, il compenso era fisso: 1000 euro a viaggio.

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