Lettera al direttore

Depuratore ingauno, “Albenga E'”: “Facciamo chiarezza”

“Alla luce dei recenti accadimenti che hanno riguardato le vicende della società EcoAlbenga crediamo non sia di poco interesse cercare di riprendere e riaccendere un dibattito complessivo sul tema della gestione comprensoriale del ciclo delle acque e del ciclo dei rifiuti. Tema che senza dubbio può considerarsi sia politico che economico che ambientale date le sue ampie ricadute su ciascuno di questi fattori. Ed è evidente che le ricadute economiche della questione siano ampie quanto più è ampio l’interesse politico complessivo che ha maggiormente privilegiato in questi ultimi 12 mesi i giochi di potere piuttosto che le reali esigenze del territorio”.

“Prima di tutto occorre fare un po’di chiarezza sulla attuale situazione della depurazione, del ciclo delle acque, e della gestione del ciclo dei rifiuti sul territorio ingauno. Ad oggi esiste la società “Depuratore Ingauno scarl”, interamente pubblica, costituita dai Comuni di Albenga, Andora, Cisano sul Neva, Garlenda, Laigueglia, Ortovero, Stellanello, Testico, Villanova d’Albenga e dalla Provincia di Savona (le cui quote erano state assegnate considerandosi di ‘posteggio’ in attesa di eventuali decisioni di ingresso da parte dei comuni di Ceriale e Alassio). Tale Società, il cui oggetto sociale è la realizzazione e gestione del sistema di depurazione dei suddetti comuni e, più in generale, del territorio ingauno allargato a ponente fino alla valle del Merula, ha provveduto alla progettazione di massima dell’intero sistema (condotte ed impianto di depurazione completo di recupero delle acque). Dopo di ciò ha indetto una gara europea per la realizzazione e gestione di tale impianto cui ha partecipato, con documentazione e garanzie corrette, un primario gruppo europeo del settore acque (gruppo Acciona) con ribasso rispetto alla tariffa deliberata dall’autorità competente ATO per la Provincia di Savona, senza contributi pubblici”.

“Tale progetto prevede la realizzazione e la messa in funzione dell’impianto entro il 2015, come tassativamente richiesto dall’Unione Europea a tutti gli stati membri e inoltre deve ricevere dalla Regione un contributo pubblico, già stanziato, di circa 12 milioni di euro che potranno andare a riduzione delle tariffe stesse. Inoltre la società già gestiva l’acquedotto di Andora ed era quindi di conseguenza abilitata a partecipare alla creazione di un gestore unico previsto per il ciclo integrato dell’acqua considerando anche che di fatto la “Depuratore Ingauno scarl” è l’unico consorzio dei Comuni suddetti accreditato per l’affidamento di servizi in house, in quanto costituita da Comuni che complessivamente superano i 50.000 abitanti come richiesto dalle attuali normative. Nonostante questo l’attività di tale società è stata fortemente avversata dall’ottobre 2009 dalla nuova, per l’epoca, Amministrazione Provinciale di Savona (pur se socia) con campagne stampa basate su informazioni e presunte considerazioni tecniche ed economiche non corrette, sconfessate persino da una perizia tecnica, commissionata dalla stessa Amministrazione Provinciale, che finì per definire il progetto come la soluzione tecnica ed economica più conveniente per l’intero comprensorio Ingauno”.

“Con l’insediamento, nella primavera 2010, della nuova Amministrazione Comunale di Albenga (socio di maggioranza relativa) l’attività della ‘Depuratore Ingauno scarl’ è stata, di fatto, paralizzata impedendo al CDA di prendere qualsiasi iniziativa fino alla inevitabile messa in liquidazione della società stessa per impossibilità di gestione (come per altro da obbligo di legge in caso di ‘ingovernabilità’ della società). Questa scelta è stata deliberatamente portata avanti dai soci Provincia di Savona e Comune di Albenga (unico socio determinante) in aperto contrasto con gli altri soci, che, pur rappresentando circa la metà dei residenti, sono in minoranza come quote societarie vista la presenza impropria della Provincia nella compagine societaria. Contemporaneamente Provincia di Savona e Comune di Albenga presentavano una richiesta di modifica dello statuto societario per inserire la possibilità, da parte dei suddetti soci, di cedere le proprie quote alla società “Servizi Ambientali Spa” di Borghetto Santo Spirito dando così un senso fortemente “politico” alla proprie tattiche dilatorie. Basta infatti dare un ampia scorsa alla compagine societaria della “Servizi Ambientali” – i cui soci sono i Comuni di Loano, Borghetto S. Spirito, Toirano, Boissano, Balestrino, Ceriale, Pietra Ligure e Borgio Verezzi – per capire che in questo modo il Comune di Loano in alleanza con Borghetto S. Spirito sarebbero finiti per divenire i finali reggitori della gestione delle acque dell’intero comprensorio Ingauno – con evidenti ricadute economiche e politiche”.

“E’ evidente che in questa ottica sono state portate avanti tutte le principali strategie degli ultimi 12 mesi. In spregio alle reali considerazioni delle opportunità dell’Albenganese e di tutti i comuni limitrofi che con tanto impegno hanno lavorato negli anni precedenti alla realizzazione di un Depuratore moderno che potesse in un’unica soluzione affrontare e risolvere i nodi della salvaguardia dell’ambiente (e quindi del turismo) e della valorizzazione delle risorse idriche a favore della moderna agricoltura della Piana. La richiesta di modifica dello statuto per la cessione delle quote, contraria ai principi con cui era stata costituita la società che riservavano rigorosamente dette quote ai Comuni che avrebbero usufruito del servizio, si è rivelata in termini giuridici di difficile se non impossibile attuazione in quanto, tra l’altro, lesiva della possibilità di esercitare il diritto di opzione da parte degli altri soci”.

“E qui si riallaccia la vicenda di “EcoAlbenga” e più in generale la mancanza di una seria politica della gestione del ciclo dei rifiuti che, solo in Italia costituisce un problema dai costi economici ed ambientali enormi – spesso inquinato dalla criminalità – di contro ai principale paesi europei dove una corretta gestione dei rifiuti si è invece rivelata una risorsa economica positiva. Preso atto delle nuove norme di legge che oggi impongono una diversa gestione della questione risulta nuovamente quantomeno curiosa la fretta con cui il Comune di Albenga ha ritenuto studiare la possibilità di affidare per 18 mesi alla medesima “Servizi Ambientali” di Borghetto la raccolta dei rifiuti in Albenga. Tutto sempre senza avere la forza di superare logiche stantie a favore di una tutela e sviluppo del territorio Ingauno di cui Albenga “deve” per numerosità degli abitanti, per potere economico, per posizione geografica, per ruolo nella storia assumersi le responsabilità che le competono ed esercitare il compito di guida a cui da troppi decenni si sta sottraendo. A questo punto – come Associazione AlbengaE’ – non possiamo non sollecitare tutti i soggetti interessati, a trovare il “coraggio” di affrontare questi temi fondamentali per il futuro di tutti noi e di tutti i comuni di questa parte del Ponente ligure. Al di là degli schieramenti e soprattutto con la necessaria onestà intellettuale di risolvere il problema non dal punto di vista della “gestione delle poltrone” e del potere riveniente dagli enormi flussi di denaro veicolato dalla gestione delle acque e dei rifiuti bensì con l’occhio rivolto al futuro della Piana e del suo Comprensorio”.

“Per questo ci si deve adoperare per riattivare l’operatività della “Depuratore Ingauno scarl”, ora affidata ad un liquidatore di Savona proposto dalla Provincia, in accordo con tutti i Comuni soci. Di conseguenza aggiudicare la gara per la realizzazione del Depuratore stesso apportando, di concerto tra tutti i soci, tutte le integrazioni ed i miglioramenti progettuali che possono e debbono essere realizzati in fase di progettazione esecutiva. In questo il Comune di Albenga deve essere determinante per realizzare finalmente il sistema di depurazione del ponente savonese atteso da troppi decenni, decisivo per l’economia agricola e turistica del nostro territorio nonché per la qualità della vita dei cittadini ed il rispetto dell’ambiente. Senza contare che ciò potrà evitare le gravi sanzioni comminate dalla Comunità Europea alla Regione Liguria (che nel caso provvederebbe ovviamente ad addebitarle ai Comuni con grave danno per i cittadini)”.

“Inoltre è doveroso da parte del Comune di Albenga studiare la possibilità di utilizzare la “Depuratore Ingauno scarl” per risolvere, in prima persona e sul proprio territorio, il problema della raccolta rifiuti mantenendo quindi un posto di lavoro ai dipendenti di Ecoalbenga ed utilizzando nel nostro territorio le imposte pagate dai cittadini albenganesi per questo servizio che senza ombra di dubbio potrebbe essere allargato a tutti i comuni del comprensorio che dovessero sentirne la necessità estendendo nel tempo il servizio raccolta rifiuti anche al relativo trattamento, fin da subito almeno per la frazione organica (esiste abbandonato a sé stesso un impianto realizzato con soldi pubblici nel comune di Villanova), con grandi benefici economici ed ambientali per tutto il ponente savonese. Non manca nulla se non, forse, la volontà”.

Associazione Albenga E’

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