Problema-cinghiali, Cia: “Danni evidenti per gli agricoltori”

cinghiale

Savona. “Serve assolutamente un nuovo equilibrio tra presenza dei cinghiali, la caccia e l’economia agricola savonese”: a chiarirlo è la Confederazione Italiana Agricoltori che, di fronte alle polemiche sollevate dalla presenza degli ungulati nella nostra provincia con i conseguenti danni alle coltivazioni, difende la categoria.

“Bisogna sempre ricordare le premesse da cui partiamo – fa sapere Aldo Alberto, presidente della Cia – qualche decina di anni fa, la popolazione dei cinghiali riapparve a sorpresa sull’Appennino ligure-piemontese per la gioia dei cacciatori e la curiosità dei coltivatori. Certo la genuinità selvatica della specie lasciava qualche dubbio, e ben presto anche la curiosità lasciava il posto allo sconforto ed infine dalla frustrazione per i coltivatori.
Tornando all’oggi annotiamo sicuramente la buona volontà dell’assessore provinciale Livio Bracco che a ragione elenca i progressi compiuti, ma come Confederazione Italiana Agricoltori abbiamo la sensazione discutendo con i nostri associati che il problema principale non sia ancora messo a fuoco: le nostre aziende agricole non possono più esser condizionate dalla presenza di popolazioni di ungulati incompatibili con il territorio agricolo, presenti in modo tale da compromettere ed influenzare negativamente il reddito stesso dei coltivatori ancor più in un momento economico certo non facile. Sicuramente sono diminuiti i danni denunciati, ma abbiamo la certezza che tra i coltivatori sia ormai subentrata una sorta di rassegnazione che porta ad abbandonare certi tipi di coltivazioni riducendo al lumicino le aree coltivate nel nostro entroterra”.

“La CIA di Savona ha effettuato numerose consultazioni in questi mesi tra i coltivatori dell’entroterra in Val Bormida come nel Sassellese e le opinioni dei produttori sono concordi. Il direttivo provinciale della CIA ritiene si debba partire da un concetto preciso: alcune aree ad interesse agricolo della nostra provincia e del nostro entroterra devono essere considerate come aree “non vocate” alla presenza del cinghiale, come già previsto dalla regione Liguria con delibera del 31/07/2009. In queste aree i selvatici non devono essere presenti, risultato da ottenersi non solo attraverso la caccia ordinaria ma attraverso pochi e semplici metodi di controllo attivo, soluzione già in attuazione in altre zone di Italia. Altre zone potranno avere una maggiore densità di cinghiali ed altre ancora boscate e libere saranno a disposizione delle popolazioni fino ai massimi consentiti dalla capacità stessa del territorio. I rifugi dovranno essere ridisegnati in armonia con questa nuova visione dei territori”.

“La Confederazione Italiana Agricoltori di Savona ritiene che un sistema rigoroso di controllo possa risolvere in modo adeguato i problemi dell’agricoltura, della tutela ambientale, della sicurezza dei cittadini ed in prospettiva di restituire la giusta dimensione anche all’esercizio dell’attività venatoria. La CIA di Savona su sollecitazione dei propri produttori nelle prossime settimane inizierà una campagna rivolta a sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su questi temi. I prossimi mesi vedranno quindi i coltivatori della CIA anche sulle piazze per testimoniare il loro disagio ma anche la loro volontà costruttiva e di proposta per risolvere definitivamente questo problema che da troppo tempo sta mettendo numerose aziende agricole in ginocchio”.

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