Cronaca

Clandestinità, direttiva europea: confusione nei tribunali di Savona e Albenga

Savona Tribunale

Albenga. Che la magagna fosse destinata a venir fuori, prima o poi, era nell’aria. Soltanto stamattina però, in tribunale ad Albenga, l’esplosione si è fatta sentire forte e chiara. Il problema “esplosivo” in questione riguarda i reati legati all’immigrazione clandestina: la direttiva europea numero 115 del 2008, il provvedimento per rendere comune nei Paesi dell’Unione la legislazione in materia di espulsione di immigrati clandestini; una direttiva che non prevede la violazione dell’articolo 14, la cosiddetta legge Bossi-Fini, tra i reati in materia.

Il problema è che l’Italia, benché avesso dovuto farlo entro il 24 dicembre scorso, non si è adeguata alla direttiva creando non poca confusione per i giudici che si ritrovano una bella “gatta da pelare” tra le mani dovendo, di fatto, decidere autonomamente come agire quando sul banco degli imputati siede un immigrato clandestino. Una decisione che ha dovuto prendere questa mattina, nel tribunale albenganese, il giudice Laura Russo che doveva celebrare tre udienze per direttissima per violazione della legge Bossi-Fini. Davanti a lei sedevano tre marocchini, A.E., 29 anni, assistito dall’avvocato Carlo Manti, M.B. e H.S., entrambi 40enni ed assistiti dall’avvocato Graziano Aschero.

Il giudice, prima di procedere, ha discusso con i legali del “caos legislativo” che si è generato. Per cercare di ovviare al problema ha deciso, al termine del rito per direttissima, di convalidare l’arresto ma di rimettere in libertà gli stranieri. Inoltre ha accolto la richiesta di “termini a difesa” dei difensori degli imputati fissando il rinvio del processo tra circa 12 mesi. Questo con l’auspicio che nel frattempo lo Stato italiano sciolga questo “nodo” nella normativa, magari con una pronuncia della Corte Costituzionale.

Anche nei tribunali di Savona e di Albenga esplode quindi la conflittualità tra norme di legge. La direttiva 115 dei 2008 è al centro del caos. Qualcuno lo ha definito un “regalo di Natale” per gli immigrati clandestini, qualcun altro una “tutela umanitaria” per lo straniero privo di permesso di soggiorno perché non potrà essere imbarcato su un aereo tanto facilmente e non potrà essere trattenuto nei Cie senza che ci sia pericolo di fuga o un rischio accertato per l’ordine pubblico. La direttiva europea considera solo come estrema ratio la limitazione della libertà personale e favorisce l’allontanamento volontario; ai clandestini vengono concessi fino a 30 giorni per lasciare volontariamente il Paese.

Il fatto che l’Italia non abbia recepito la direttiva, oltre ad esporla a procedura di infrazione da parte dell’Unione, ha creato un contrasto legislativo che sta pungendo anche la magistratura savonese. Infatti, il dubbio e la confusione regna su quei procedimenti di espulsione scattati dopo il 24 dicembre scorso, quindi non più rientrabili nella legge Bossi-Fini.

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