Cronaca

Tomaso e il processo “zoppicante”. Il papà: “In atto una ‘strategia del rinvio’”

Tomaso Bruno

Qualche giorno fa i testimoni assenti, ieri il giudice non disponibile e oggi il tribunale chiuso per lutto: continua così il “processo ad ostacoli” di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, il cui diritto alla difesa viene quotidianamente negato dalla giustizia indiana.

E’ dallo scorso febbraio che i due ragazzi, albenganese lui e torinese lei, sono rinchiusi in carcere con l’accusa di aver ucciso, per motivi passionali, l’amico Francesco Montis nel corso di un viaggio in India. Accusa che hanno sempre respinto con forza e per sostenere la quale ogni volta si recano speranzosi nel tribunale di Varanasi dove, però, incontrano spesso ostacoli e intoppi come quello di oggi. “A questo punto sono sempre più convinto che vi sia in atto una ‘strategia del rinvio’ per impedirci di poter ascoltare in aula anche i testimoni della difesa, e non solo quelli dell’accusa, entro la fine di gennaio, termine ultimo indicato dalla Corte Suprema indiana per la conclusione del processo – dice sconfortato Luigi Euro Bruno -. I mie avvocati ci dicono di stare tranquilli e che riusciremo a far valere le nostre ragioni ma ci sentiamo davvero giù di morale. Siamo anche stufi di protestare. Quello che ci colpisce, in senso negativo ovviamente, è l’indifferenza delle autorità italiane che hanno di fatto abbandonato al loro destino due giovani cittadini italiani”.

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