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Uniti per la Salute presenta lo studio su TP, l’esperto: “Riconvertire usando gas naturali”

Savona. La completa inattendibilità scientifica rilevata nello studio di impatto ambientale per l’ampliamento di Tirreno Power a Vado Ligure, l’utilizzo di dati non omogenei riguardo al rilevamento complessivo delle polveri sottili e ultrasottili e delle emissioni inquinanti, oltre alla mancata certificazione dell’inquinamento prodotto dalle sostanze derivate dai metalli. E’ quanto emerge dallo studio presentato questa mattina a Savona, in Sala Rossa, dall’Associazione Uniti per la Salute che ha commissionato una perizia alla Società “Terra srl” che vede come relatore Marco Stevanin. L’analisi di “Terra”, società certificata UNI-EN-ISO 9001 che opera per enti pubblici e privati in Italia e all’estero nonché consulenze tecnico-legali per Procure della Repubblica, rielabora i dati certificati e forniti dall’azienda Tirreno Power.

Secondo Uniti per la Salute risulta evidente che non ci sarà alcun miglioramento ambientale generalizzato connesso a forme di ampliamento o all’utilizzo di unità a carbone. L’associazione, che da tempo attende di essere di ascoltata ufficialmente dalle istituzioni locali, ribadisce la necessità di definire i livelli di inquinamento prodotti dalla centrale conducendo altresì una specifica indagine epidemiologica e trovando finalmente una soluzione che ponga al centro l’ambientalizzazione completa del sito esistente anche nel rispetto delle norme in vigore.

Fondamentale per l’associazione savonese un trasparente sistema di controllo pubblico di tutte le emissioni inquinanti con dati che prendano in esame tutte le sostanze nocive sprigionate dalla centrale. L’iniziativa ha fatto registrare una risposta abbastanza “tiepida” da parte degli amministratori del savonese che erano stati invitati all’incontro: presenti i sindaci di Vado Ligure e Quiliano oltre all’ex assessore regionale Franco Zunino (Prc).

Alla domanda su quali potrebbero essere delle possibili soluzioni il docente della Columbia Marco Stevanin risponde: “Come avviene in altri siti europei sarebbe necessaria una riconversione delle unità a carbone esistenti utilizzando il gas naturale, certamente più caro, ma sicuramente meno costoso per la comunità sul fronte della tutela della salute. Quanto alle esigenze occupazionali, come è avvenuto per altre centrali, il personale può essere ricollocato in nuove e diverse realtà produttive del settore energetico”.

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