Economia

Danni fauna selvatica, Coldiretti: “Situazione critica, serve piano provinciale”

Savona. “La situazione è sempre più critica”. Così la Coldiretti savonese esprime preoccupazione per i danni provocati al settore agricolo dagli animali selvatici, in primis da cinghiali e caprioli, come di recente avvenuto per una coltivazione di mais a Dego, in Val Bormida (foto).

“L’agricoltura è oggi l’unica attività di impresa dove è possibile distruggere senza garantire i giusti indennizzi – afferma deciso il presidente provinciale della Coldiretti, Paolo Calcagno -. Gli indennizzi molte volte arrivano in ritardo e solitamente non coprono che la metà del danno economico subito dall’impresa. Una situazione che riguarda le imprese agricole, ma anche la società e l’ambiente. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non c’è più la sicurezza di poter proseguire l’attività agricola, ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati”.

“Occorre mettere in campo da subito una serie di soluzioni, dai piani straordinari di controllo, per garantire la selezione e il prelievo degli animali in soprannumero, all’accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio – aggiunge Calcagno -. La Provincia di Savona ha dimostrato un’ interessamento ed una sensibilità che ci fa ben sperare in un cambiamento di rotta sulla gestione della problematica. Sono stati ridotti i tempi di indennizzo, aumentato il contingente abbattibile e sono state autorizzate numerose battute di selezione straordinaria a tutela delle coltivazioni”.

“In merito ai caprioli la posizione di Coldiretti è chiara – aggiunge il presidente provinciale della Coldiretti -, questo ungulato a breve arrecherà più danni alle aziende agricole dei cinghiali dato l’ elevatissimo numero di capi presenti e censiti in circa 20 mila nella sola provincia di Savona. Per avere un idea dei danni causati dalla fauna selvatica alle colture agricole, e anche per evitare come succede che addirittura qualcuno ne metta in dubbio l’esistenza, basta vedere qualche foto…”.

“É necessario che le aziende agricole possano continuare ad esercitare il loro faticoso e duro lavoro, potendo a fine stagione raccogliere i frutti di quello che hanno seminato. Non è mai stato nell’ottica delle nostre aziende coltivare per avere il risarcimento dei danni, che sono certo dovuti, ma assolutamente non sono la soluzione finale del problema, che resta così in tutta la sua gravità. Quando si convocano i tavoli di lavoro sull’argomento molteplici sono gli attori che intervengono ma per ora il conto lo paga solo l’agricoltore” conclude Calcagno.

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