Cronaca

Omicidio Albenga: le indagini-lampo e gli errori degli assassini

Albenga. Erano ancora ubriachi e in stato confusionale, quando i Carabinieri di Albenga e i militari del Nucleo Operativo provinciale sono arrivati a prelevarli dai loro “rifugi” momentanei. Christian Pederiva, 29 anni, aveva cercato di nascondersi presso la baracca di Leca d’Albenga, dove conduceva una vita “ai margini”, mentre Luis Miguel Garcia Redondo, classe 1973, clochard e giramondo, aveva scelto la spiaggia di Alassio come luogo in cui scappare e riordinare le idee dopo una nottata fatta di alcol e violenza. Lo spagnolo non avrebbe potuto andare molto lontano, dal momento che aveva gli abiti inzuppati di sangue.

I due assassini di Hassan Oayane, ritrovato senza vita ieri alla foce del Centa, sono stati arrestati in poche ore, dopo indagini serrate da parte dei militari coordinati dal Capitano Sandro Colongo e dal tenente Morelli della Compagnia di Albenga. In un primo momento, i carabinieri avevano pensato ad un regolamento di conti legato al mondo della droga, dal momento che la foce del Centa è una zona solitamente frequentata da tossici e balordi. Ma dal primo sopralluogo, effettuato tramite una “ricerca concentrica” che, partendo dal luogo del ritrovamento del cadavere si è allargata alla zona circostante, hanno optato subito per l’omicidio d’impeto, senza premeditazione.

Troppe le tracce di sangue lasciate dagli assassini, troppi errori e “leggerezze”, e troppe bottiglie di birra e vino per non pensare ad una lite degenerata. Di qui i controlli negli ospedali e l’individuazione di due uomini che, nel corso della notte, si erano fatti medicare per ferite da taglio al Santa Maria di Misericordia di Albenga. Pederiva è così stato subito rintracciato mentre riposava su una panchina nei pressi della propria baracca di Leca, portato in caserma e interrogato.

Addosso aveva due coltelli, puliti, compatibili, come spiega il colonnello Olindo Di Gregorio, con le ferite di Oayane: “Abbiamo sequestrato due coltelli che potrebbero essere compatibili con le ferite mortali riportate dalla vittima. Il medico legale ci ha poi già confermato che il decesso è stato causato da ferite da lama”.

In caserma l’italo-cileno ha fatto le prime ammissioni: ha confermato che la sera prima si trovava nella zona del delitto con Garcia. Lo spagnolo, invece, rintracciato poco dopo, si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha detto una parola: le prove, però, parlano per lui. Saranno poi anche le analisi della scientifica a contribuire a confermare la dinamica dell’omicidio e le prove sinore raccolte.

Soddisfatto per il risultato ottenuto il comandante provinciale dei carabinieri Giovanni Garau che si è complimentato con i suoi uomini. Le indagini sono state condotte da una quarantina di uomini: oltre ai Carabinieri di Albenga e al Nucleo Provinciale sono stati impiegati anche gli elicotteristi di Albenga.

Adesso la “palla” passa alla magistratura: “Adesso spetterà alla Procura chiedere la convalida al gip degli arresti e procedere con gli interrogatori” conferma il colonnello Di Gregorio.

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