Economia

Varazze, caso dehors: intervento di Ascom e albergatori

dehors

Varazze. Ascom e Assoalberghi di Varazze hanno accolto con grande favore la decisione del Tribunale Amministrativo sul caso dehors. “Siamo convinti che aver salvato almeno due delle dodici strutture che avrebbero dovuto essere demolite, sia un segno tangibile per evitare mortificanti demolizioni che nel caso dei due chioschi interessati avrebbe significato la cessazioni dell’attività” affermano in una nota congiunta la Ascom-Confcommerco e l’associazione albergatori di Varazze.

“Pensiamo altresì che questa possa essere l’occasione per riprendere tra le categorie economiche della città e l’amministrazione comunale il confronto sul problema di fondo riguardante gli spazi esterni di numerosi locali cittadini”. Intanto la giunta guidata dal sindaco Delfino si appresta a portare in consiglio comunale la delibera sui “dehors a tempo”, “E’ una nostra proposta che crediamo porterà giovamento -dicono le categorie economiche – in quanto permetterà al singolo esercente di chiedere un ampliamento della superficie della concessione, esclusivamente nelle ore serali durante l’alta stagione turistica”.

Nessuna risposta dal Comune, invece, sulla possibilità di posizionare davanti ai locali le “pergo-tende”, ossia strutture mobili completamente smontabili. “Una soluzione che, lo abbiamo più volte sottolineato, ci è stata dettata da tecnici esperti, e che impone un piccolo aggiornamento al Piano Urbanistico Comunale (Puc) che dovrà essere approvato entro 60 giorni dalla Provincia, indicando successivamente tipologie puntuali nel Piano dei dehors da approvare anch’esso in Consiglio Comunale. Si tratta di una formula che potrà evitare il “permesso a costruire” vero e proprio, indicando negli strumenti urbanistici la possibilità per l’esercente di presentare solo una Dichiarazione di inizio Attività (la D.I.A.). Solo così – conclude la nota – si potrà permettere di ripristinare i dehors magari migliorando la tipologia agli esercenti che, recentemente, sono stati costretti a smontare le loro strutture, a causa di una serie di diverse responsabilità non imputabili ai commercianti”.

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