Lettera al direttore

Intitolazione vie a Craxi: l’opinione di Baglietto dell’Idv

Viste le recenti notizie circa l’intitolazione di una Via a Bettino Craxi, mi sento in dovere di ricordare, a tutti quelli che c’erano e che hanno dimenticato, e di spiegare, a chi come me era ancora troppo piccolo per potersi fare un’opinione in merito, chi era in realtà questo personaggio.

Quando è morto, nel 2000 si trovava nelle condizioni di un pregiudicato con due condanne definitive, di cinque anni e cinque mesi per corruzione (le tangenti Eni/Sai) e quattro anni e sei mesi per le tangenti della metropolitana milanese e finanziamento illecito. Poi c’erano molti altri processi che Craxi aveva, che erano già ben avviati quando è morto: uno si era concluso per prescrizione, dopo che era stato condannato in primo grado e prescritto in appello ed è quello per i 21 miliardi di finanziamento illecito che Craxi aveva versato in Svizzera dai conti della All Iberian, in corrispondenza con l’approvazione della Legge Mammì, tra il 90 e il 92.

E poi c’erano i processi che erano in corso: per esempio Craxi, quando è morto aveva già ricevuto tre condanne in appello per finanziamento illecito per la maxitangente Enimont (gli erano toccati 8 miliardi dalla famiglia Ferruzzi e Digardini), cinque anni e mezzo per le tangenti Enel, corruzione; cinque anni e nove mesi per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, che Craxi aveva contribuito a depredare con il famoso mazzettone che gli arrivò sul conto protezione, grazie all’intermediazione di Licio Gelli e di Roberto Calvi.

E poi c’erano già tre rinvii a giudizio in fase di giudizio di primo grado dopo l’udienza preliminare, per una megaevasione fiscale sui ricavati delle tangenti, per le tangenti dell’autostrada Milano/Serravalle, per le tangenti sulla cooperazione del terzo mondo, un processo che riguardava ruberie incredibili fatte con la scusa di aiutare la Somalia o per aiutare il Perù, la metropolitana di Lima non è mai stata costruita. Nel 95, era diventato ufficialmente latitante, quando i giudici di Milano avevano spiccato i due famosi mandati di cattura. Questo era il suo status giuridico: un pregiudicato latitante.

Non è assolutamente vero quindi che i giudici di Milano gli hanno impedito di tornare in Italia: anzi, non vedevano l’ora di mettergli le manette ai polsi. I magistrati andarono in cerca del tesoro di Craxi e lo trovarono, ne trovarono un pezzo, perché Craxi aveva messo in piedi un sistema di occultamento dei fondi neri suoi e del partito molto complicato: c’erano conti in Svizzera, in Lichtenstein, nei Caraibi, addirittura in Estremo Oriente, a Hong Kong. Il pool di Mani Pulite ha accertato grossomodo passaggi di denaro di 150 miliardi di lire.

Dopo questa breve sintesi, che ne dite? Un uomo di specchiata virtù e di alto senso dello Stato e dell’onestà come lui, merita l’intitolazione di una via o di una piazza, o forse pensate come me che la sua dissolutezza ed il suo esempio di uomo di malaffare debbano essere tramandate alle future generazioni ad imperitura memoria di ciò che la politica non deve essere? Craxi fu comunque un precursore nel modo di vedere la politica come fatto più economico che sociale e fu per l’attuale centrodestra un vero esempio da imitare.

Speriamo che le attuali discussioni scatenate dalla folle proposta della giunta Moratti abbiano per lo meno come risultato di impedire ai molti benpensanti, pronti a riabilitare chiunque al motto di “sono sempre i migliori quelli che se ne vanno”, tengano alta la guardia e spingano i giovani come me a documentarsi su quello che Craxi rappresentò ed a farsi una propria opinione.

Francesco Baglietto Coordinatore cittadino IDV Comune di Savona

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