Don Luciano, Ciangherotti: “In carcere un presunto innocente”

Ciangherotti

Albenga. “Continua a restare in carcere, fino a prova contraria, un presunto innocente. E peccato che neppure il Tribunale del Riesame di Genova l’abbia capito”. E’ quanto dichiara Eraldo Ciangherotti, presidente del Centro Aiuto Vita-ingauno, riguardo a don Luciano Massaferro, arrestato il 29 dicembre scorso con l’accusa di molestia su minore.

“La testimonianza – afferma Ciangherotti – appare surreale. A suo carico nessuna prova tale da giustificarne una misura detentiva. In carcere per 21 giorni, ad oggi, e chissà per quanto tempo ancora, per un fatto, quello su cui si basa l’indagine, che sarebbe accaduto quasi un anno fa. Su di lui, innocente fino a prova contraria, è già stato celebrato un processo mediatico, prima ancora che penale, senza mezze misure. Sia chiaro, la pedofilia è un reato per il quale riteniamo debba essere inflitta una pena decisamente severa. A maggior ragione un prete, che si fosse macchiato di un delitto simile, giustamente deve scontare con il carcere la sua condanna. Ma a noi sembra che, in questa vicenda, proprio l’essere sacerdote abbia influito enormemente sul giudizio della Procura”.

“E infatti – prosegue – è stato mostrificato il prete, senza risparmiare neppure la minore al centro dei presunti atti di molestia. In tutti questi giorni, sin dal primo momento della reclusione, sono state enfatizzate da più parti fantasiose e maliziose descrizioni di eventi e avvenimenti a carico dell’indagato, al punto che ogni narratore sembrava disporre di elementi e prove a carico completamente differenti, anche se sulla base di unico fascicolo di inchiesta. Dato il caso di una minore svantaggiata o in difficoltà, sarebbe stato opportuno realmente ‘tutelare l’anonimato della minore per non incidere sull’armonico sviluppo della sua personalità, evitando sensazionalismi e qualsiasi forma di speculazione’. Lo dice chiaramente la Carta di Treviso, approvata dall’Ordine dei giornalisti. Eppure ben pochi operatori dell’informazione se ne sono ricordati. Molti avrebbero dovuto ricercare più approfonditamente là, in quel contesto parrocchiale, tra le persone che davvero conoscono il prete e la minore, e raccogliere elementi indispensabili a fornire, attraverso il contradditorio, un quadro della vicenda il più possibile rispettoso della verità dei fatti”.

“Maggiore tutela della privacy per il sacerdote e per la bambina era stata implorata anche a mezzo stampa – continua -. Eppure, nella vicenda di don Luciano, affibbiare l’etichetta del pedofilo è stata, per molti, l’unica strategia mediatica per alzare lo share di interesse. Nonostante tutto il clamore levatosi a favore del sacerdote, per parecchi giorni non si è tenuto conto che, ad Alassio, la comunità parrocchiale intera di fedeli ha alzato la voce per ribadire a più cori l’innocenza indiscutibile del prete. Mai, in dieci anni di servizio pastorale nella Chiesa di San Vincenzo, don Luciano aveva dato segnali di una possibile attrazione nei confronti di una minore. Tutto si è scatenato dalla semplice testimonianza di una bambina, proveniente per altro da un contesto familiare ‘noto e difficile’. Nessuna intercettazione ambientale o telefonica né altra prova oggettivamente chiara, evidente e inoppugnabile”.

“E’ stato dato luogo a procedere con una perquisizione e un arresto ‘straordinari’ – attacca Ciangherotti – sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Fino a quest’oggi sembrerebbe aver fatto fede per l’accusa, Procura di Savona in primis, soltanto la valutazione psichiatrico-forense della minore. Una valutazione fornita dalla dott.ssa Hermina Moretuzzo, psicoterapeuta di Genova, iscritta dal 2002 all’Ordine degli Psicologi della Liguria, che ha ricevuto l’incarico dalla stessa Procura della Repubblica sulla base di un semplice colloquio della ragazzina avvenuto all’ospedale Gaslini. Quella ‘chiaccherata’ è stata considerata più affidabile rispetto ai pareri e giudizi di chi la minore la conosce bene, vivendoci a contatto, ogni giorno, per parecchie ore. Quella valutazione ha rovinato certo un prete che per vocazione comunque ha scelto di portare la sua croce anche in questa triste vicenda e che, con gli occhi della sua fede, ci auguriamo possa presto ritrovare un sereno equilibrio”.

“Ma, cosa ben più grave – conclude -, quella perizia e l’indagine che ne è scaturita dopo la segnalazione alla Procura della Repubblica hanno, forse senza prevederlo, svergognato prima di tutto una minore che, magari in maniera pure distorta e infantile, ha tentato di denunciare e sdoganare all´esterno un problema sottovalutato, che potrebbe coinvolgere invece altre persone”.

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