Lettera al direttore

Caso “Don Lu”: l’opinione di Giovanni Durante (Arci)

Uno dei fondamenti delle società liberali occidentali, forse quello più importante e che ci differenzia dalla ferocia e iniquità del feudalesimo è l’uguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla legge. L’equilibrio tra i poteri istituzionali, ovverosia tra legislativo, esecutivo e giudiziario rimane forse l’unico parametro che distingue ancora le democrazie dalle tirannie o dalle oligarchie.

Questa breve introduzione porterebbe ovviamente a ragionare su cosa è oggi il nostro paese, e di come sia diventata fragile la nostra democrazia costituzionale rispetto alle spallate subite in questi ultimi 16 anni. Tuttavia mi limiterò ad una preoccupata riflessione sul caso “locale” del parroco di Alassio, Luciano Massaferro, in carcere dal 29 dicembre 2009, accusato di un reato gravissimo e odioso, di molestie sessuali su una bambina di 11 anni, aggravate dal fatto di essere
sacerdote-educatore.

Premetto che non intendo entrare nel merito del caso, ma solo riflettere su come molte personalità, istituzioni, politici si siano “esposti” enormemente a difesa del sacerdote arrestato, senza conoscere ovviamente gli atti d’indagine, giudicando solo per motivi ideologici, emozionali, di opportunità, attraverso i mezzi di comunicazione. Trovo che la campagna mediatica scatenata contro la magistratura savonese sia il segnale preoccupante che la giustizia italiana dovrebbe, secondo alcuni, essere amministrata dalle piazze.

Se una persona accusata, per esempio, per associazione mafiosa (magari quale mandante di omicidi) normalmente risultasse essere una persona educata, gentile, addirittura premurosa, i cittadini del paese del mafioso potrebbero chiedere che tale persona, pur mafiosa, sia “manlevata” dal rispondere sul piano giudiziario dei propri reati penali, a prescindere dal procedimento giudiziario penale obbligatorio, perché normalmente rispettabile, addirittura buona. Per quanto riguarda il caso in oggetto ho notato, con inquietudine, l’escalation di accuse nei confronti della Procura di Savona mosse da un quotidiano nazionale come Avvenire, da persone che rappresentano le istituzioni come il sindaco di Alassio, da deputati (ricordo da subito l’onorevole Scandroglio della PDL, e poi dall’onorevole Buttiglione dell’UDC…) che si sono immediatamente lanciati in accuse contro i magistrati inquirenti, si direbbe per delegittimare per l’ennesima volta uno dei poteri dello Stato (la Magistratura) per favorirne evidentemente un altro (il Governo).

Capisco, fino ad un certo punto, le persone (facilmente strumentalizzabili) che in buona fede sostengono la sicura innocenza del sacerdote, ma dalla stessa diocesi albenganese mi sarei aspettato una maggiore prudenza, mentre il Vescovo di Albenga ha dichiarato di considerare inverosimili le accuse e di considerarsi certo dell’innocenza del proprio sacerdote. Mi aspetterei, inoltre, da parte delle stesse istituzioni e di persone che si proclamano “cristiane” maggiore rispetto e solidarietà nei confronti di una bambina, e della propria famiglia, che potrebbe avere subito un’esperienza terribile, drammatica, esperienza che potrebbe segnarle l’intera esistenza.

Personalmente non intendo giudicare il caso, e mi rendo conto delle accuse gravissime e infamanti se il sacerdote risultasse innocente, tuttavia mi chiedo se, un domani, Don Luciano Massaferro, risultasse colpevole, cosa dovrebbero fare le persone che si sono non solo poste a sua difesa, ma che hanno attaccato così pesantemente i magistrati senza dimostrare la minima attenzione ed empatia per il dramma di una bambina e della sua famiglia? Io credo che dovrebbero dare le dimissioni immediate dalle istituzioni che rappresentano, cominciando dal sindaco di Alassio, che bene avrebbe fatto a usare maggiore responsabilità istituzionale.

Se i processi si dovessero spostare dalla realtà processuale (che non è la realtà assoluta) al voto delle piazze e ai suoi umori finiremmo nel tornare allora ai roghi in piazza, all’inquisizione, agli “auto da fè”, non si è garantisti se si è innocentisti, si è garantisti se si rispetta il principio del diritto, senza creare confusione di ruoli tra i poteri dello stato. Sono molto preoccupato per la mancanza di risposte istituzionali a tutela del ruolo della stessa magistratura, lasciata in balia di attacchi mediatici molto pericolosi, per questo motivo ho sentito la necessità di scrivere queste riflessioni che spero possano suscitare un dibattito e prese di posizione a difesa dell’ordine costituzionale.

Giovanni Durante
vice presidente regionale ARCI

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