Lettera al direttore

Acna, lettera aperta al sindaco di Cengio

Sorprende tutti noi quanto l’Acna di Cengio sia ancora conosciuta a livello nazionale ad oltre a 11 anni dalla cessazione dell’attività produttiva: i manifestanti di Pianura su RaiUno, i pentiti di camorra, Roberto Saviano, libri a livello nazionale, tutti a parlarne e a citarla come esempio.

Addirittura, per analizzare la sua storia, in un’ottima tesi di Laurea in politica e sociologia dell’Università di Gorizia è stato tirato in ballo un mito hollywoodiano del calibro di James Dean. Chi ha visto “Gioventù bruciata” sicuramente ricorda l’episodio in cui due duellanti si sfidano dirigendosi in automobile uno contro l’altro al massimo della velocità, la vittoria spettando a chi per ultimo avrebbe deviato per evitare lo scontro frontale. Applicando la teoria scientifica dei giochi all’analisi dello scontro fra sostenitori e avversari dell’Acna nei periodi “caldi”, la similitudine nei comportamenti tra la realtà e il film è stata trovata essenzialmente nell’assenza totale di comunicazione fra i duellanti, che ne influenzava poi le scelte.

Memori di questa analisi, vogliamo chiarire la nostra posizione in modo aperto e pubblico.

Per 10 anni siamo stati a osservare quello che veniva fatto nel sito, tanto che in Piemonte si è costituito proprio un “Osservatorio”; il guidatore ha guidato praticamente indisturbato. Ora sorprende che in un’opera di bonifica di queste dimensioni con costi di centinaia di milioni di euro, la Commissione Europea abbia rilevato una carenza macroscopica come la mancanza di autorizzazione della discarica, con la conseguente necessaria effettuazione della Valutazione di Impatto Ambientale, procedura ormai notissima e consolidata, che risale a livello europeo e nazionale agli anni ottanta.

Una minuscola mancanza formale? Chi non è addentro alla legislazione ambientale, immagini una persona che si fa trovare alla guida di una automobile senza avere la patente, non senza averla dimenticata a casa, ma proprio senza averla mai ottenuta. Anche se magari guida come un pilota di Formula 1, provi a rispondere al controllo che è solo una piccola mancanza formale, e vedrà che risposta molto concreta riceverà. Solo che qui il paragone reggerebbe con un transatlantico o un aereo, più che con una automobile.

Di nuovo la voglia di by-passare normative non formali, ma di importanza sostanziale, di fare tutto “de stermun” come diciamo noi della Alta valle Bormida, di evitare come la peste il consenso informato generale e sostanziale che è la base delle democrazie europee, e di quella italiana fino a quando si annovera tra esse, provoca un tragico ritardo nella realizzazione dei piani del Comune di Cengio. Se nel 1990 l’Acna riconosceva subito che il Re-Sol necessitava della VIA, nei 2 anni successivi con la quasi totalità della classe politica a favore, anche per motivi economici di bassa cassa dei partiti, l’avrebbe ottenuta, il Re-Sol sarebbe stato realizzato e ora l’Acna sarebbe ancora in funzione con il suo bell’inceneritore dei reflui. Invece si è trascinata per anni tra Tar, Consigli di Stato, così, quando ha presentato la VIA e si è concluso il procedimento, la situazione è cambiata radicalmente: ha chiuso e senza Re-Sol.

Adesso di nuovo una mancanza assolutamente analoga per un impianto di smaltimento rifiuti può provocare ritardi di anni nella realizzazione dei piani per il post-Acna. I problemi nascosti sotto il tappeto poi ritornano.

Ho davanti la lettera con i rilievi della Commissione Europea, Direzione Generale Ambiente, che sicuramente è piuttosto difficile tacciare di incompetenza tecnico-legale: si è “omesso di qualificare come discarica le operazioni di deposito e interramento nell’area A1”: la situazione è molto grave, anche senza ulteriori contestazioni. Se già documentalmente siamo carenti, come sarà la parte pratica, più costosa?

Sicuramente è un po’ difficile utilizzare come alibi, se a questo punto la mela è avariata, il fatto che ora una piccola Associazione, che trova incredibile che in tanti anni e con tanti fondi a disposizione non si siano fatte le cose per bene, chiede di conoscere come è stato realizzato il lavoro e di presentare le sue osservazioni, anche per solo dovere statutario.

Piuttosto posso dire che io chiamerei in ufficio i responsabili di questa “piccola, formale” dimenticanza e sentirebbero le mie urla per tutto il paese. Specialmente se i signori in questione avessero avuto il mio consenso, per la nomina e successivamente per anni.

Per quanto concerne la rinascita del sito, da ben 21 anni avevamo proposto di convertirlo anche a parco scientifico di ricerca ed incubazione di nuove attività L’economia verde non l’ ha inventata Obama, allora e anche adesso è quella in grado di creare più posti di lavoro in Occidente.

Si era concretizzato ed avviato un progetto, con trasformazione a parco tecnologico, in un lavoro del 1998 Politecnico di Milano del leggiamo: “questo tipo di soluzione è forse, a nostro avviso, l’unico modo per recuperare quest’area. E’ infatti impensabile che solo un unico imprenditore possa avere interesse a impiantare una attività su questo sito assumendosi l´ onere che il sito stesso comporta per il mantenimento della sua sicurezza”.

Che fine ha fatto questo progetto già avviato che poteva creare tanti posti di lavoro qualificato? Chi è responsabile del suo fallimento? Imprenditori che non sono in grado di sviluppare Imprese rivolte al futuro, a fare ricerca, che più che movimentare con draghe e camion rifiuti non sanno fare altro? O di Grand Commis di Stato che non possono avere capacità imprenditoriale? Università poco volte allo sviluppo commerciale delle applicazioni? Amministratori locali che non si sentono in grado di creare realizzazioni all’avanguardia? Cosa ha fatto Cengio Sviluppo per questo progetto?

Rimane in ballo ancora un’altra idea, che combina cultura, di cui noi ci occupiamo, e mercato. Come dicono gli studiosi di comunicazioni la grande fama, buona o cattiva, quando sconfina nel mito, può sempre servire.

Quindi un parco dell’ecologia, con scuole specialistiche sul Reach, con attrazioni storico-museali, scientifiche, culturali, che uniscano l’apprendimento al, con tutto il rispetto per il luogo, divertimento, una Gardaland più culturale, una Disneyland più orientata verso Gamba di legno che Topolino, partirebbe con un vantaggio pubblicitario enorme. La ferrovia e l’autostrada possono servire a portare persone, non solo merci.

Certo non bisogna aspettarsi che la Bresso o Burlando si impegnino troppo a fare cose così grandi proprio qui, luoghi che vanno bene per una passerella elettorale fino a quando i media ne parlano, o come margine territoriale per metterci le attività scomode. Tant’è che environmental park l’hanno fatto a Torino, dove ci sono tanti voti, e qualcosa come l’acquario di Genova certo non lo danno a noi, tutt’al più qualche attività di scarto del porto. Queste sono attività che possono dare lavoro a giovani acculturati e a lavoratrici donne: se create dei posti di lavoro pesanti per operai generici, magari dovrete poi importare chi li fa.

Su un iniziativa di questo genere noi vedremmo bene l’investimento, come volano di un investimento ancora più grande, delle somme derivanti dal danno ambientale, che comunque, per quello che concerne la parte a valle dell’Acna deve essere discusso con il responsabile, e non con mediatori non richiesti. Su un’iniziativa come questa ci potrebbe essere collaborazione.

Ilvo Barbiero
presidente Associazione Culturale Valbormida Viva

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