Scuola, a lezioni di “zeneize” con i soldi della Regione

Aula scolastica

[thumb:999:l]Regione. Il primo libro scritto in genovese data 1291, quindici anni prima che Dante Alighieri cominciasse a scrivere la “Divina Commedia”. Per salvare il “zeneise” la Regione Liguria ha stanziato 60 mila euro per corsi facoltativi di dialetto per 1300 bambini delle scuole elementari, che partiranno, dopo corsi di formazione per insegnanti, il prossimo settembre.

Il progetto, voluto dall’associazione di tradizioni popolari genovesi A Compagna, è stato presentato stamani nella scuola elementare Carducci di Sestri Ponente. L’iniziativa ha incontrato favori trasversali.

Lingua antica, il genovese, idioma ricco di influenze mediterranee, un misto di parole derivanti da lingue diverse che in secoli di commerci, scambi e viaggi della Repubblica di Genova si è arricchita di espressioni dallo spagnolo, il greco, il francese, l’inglese, l’arabo. E dalla lingua araba derivano parole del mondo portuale come camallo, darsena e persino “Gabibbo”, dall’arabo “Habib”, un termine affettuoso per rimarcare una persona amica. I marinai genovesi davano questo nome agli scaricatori del porto di Massaua, in Eritrea, poi, negli anni Sessanta, divenne un termine ironico e scherzoso, mai offensivo, per indicare i meridionali.

Il progetto, che coinvolgerà una sessantina di scuole elementari del capoluogo, è stato presentato dal presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, con il presidente de A Compagna Franco Bampi e il dirigente scolastico Giacomo Buonopane. Il progetto pilota punta a mettere gradualmente gli scolari in condizione di parlare e scrivere il genovese in modo sintatticamente corretto. Per il momento, l’invito a partecipare all’iniziativa è stato rivolto alle classi elementari del Comune di Genova. Un ambito territoriale significativo, ma sufficientemente limitato per il coordinamento degli insegnanti e per la distribuzione dei libri e per il fatto che la parlata genovese nell’ambito cittadino è abbastanza uniforme e non obbliga a diversificare il materiale didattico, come invece sarebbe necessario se la sperimentazione fosse fatta in un ambito territoriale più ampio.

I 60 mila euro stanziati dalla Regione Liguria contribuiranno all’acquisto dei testi scolastici: un vocabolario scolastico italiano-genovese contenente i principali termini del lessico genovese e corredato da tavole tematiche illustrate, un sussidiario tutto scritto in genovese, tre manuali tascabili con un prontuario che fornisce una rapida chiave di utilizzo della grafia, due manuali dedicati alle coniugazioni dei verbi dove sono illustrate le principali variazioni del tema al variare della desinenza. Fra i testi in dotazione alle scuole anche un libro di storia di Genova e della Liguria.

“Insegnare la lingua genovese nelle scuole credo sia l’unico modo per salvarlo da una estinzione certa e rapida – spiega Burlando -. Se continua così le nuove generazioni non comprenderanno più il significato di tante commedie di Gilberto Govi, ma neppure di Creuza de mà, il capolavoro di Fabrizio De André”. Per il presidente de A Compagna Franco Bampi si tratta di un percorso inverso rispetto al passato quando, a scuola si imparava l’italiano mentre il genovese era la lingua parlata in famiglia.

“Le parlate locali – continua Bampi – non devono essere utilizzate per creare diversità ma diventano, nella società multietnica, e quindi nelle scuole, un occasione per sentirsi tutti della stessa terra. Il genovese, che nel medioevo era lingua franca, assieme a spagnolo e arabo, può diventare, ancora una volta, strumento di integrazione nell’area del mediterraneo”.

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