Politica

Pensioni, la Confederazione Cobas all’attacco

Cobas

[thumb:11255:l]Savona. La Confederazione Cobas di Savona è intervenuta ancora, attaccando pesantemente il Governo e i sindacati, sull’annosa questione delle pensioni. “In pensione con meno soldi e più tardi. Questo è sempre stato l’incubo di lavoratori e lavoratrici. Incubo che si sta maledettamente concretizzando con l’azione congiunta dei padroni e dei governi che si sono succeduti dal 1992 in avanti, senza particolari distinzioni tra centrodestra e centrosinistra, anzi i provvedimenti di questi ultimi sono stati quelli più ‘efficaci’ in tal senso” dicono i Cobas.

“Dopo la controriforma Amato del ’92 che sganciava le pensioni dalle dinamiche salariali, dopo la Riforma Dini del ’95, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo totale e misto, in base al quale la pensione non è più calcolata sulla media degli ultimi anni di salario, bensì viene calcolata sulla base dei contributi versati moltiplicati per un coefficiente di Trasformazione. Dopo la Riforma di Prodi del 2007 che incrementava l’età pensionabile tramite l’introduzione delle quote calcolate dalla somma dell’età anagrafica più gli anni di servizio. Oggi per tutti coloro che sono a sistema contributivo totale e misto si prospetta un nuovo salasso” aggiungono dalla Confederazione.

“Senza alcuna nuova controriforma, ma applicando una norma contenuta nella vecchia riforma Dini dal 1° gennaio 2010 e con cadenza triennale partirà un adeguamento al ribasso dei cosiddetti coefficienti di trasformazione, cioè una riduzione di quei numeretti che moltiplicati per i contributi effettivamente versati dal singolo ridurranno nettamente il valore dei futuri importi pensionistici. La perdita per gli attuali quarantenni è al’incirca di un 3-4.000 euro annui e per i nuovi assunti di oltre 5.000 euro. Con il passar degli anni, le perdite saranno ancora più consistenti. Eppure in passato ci avevano parlato di tali riforme come di una necessità per salvaguardare il futuro previdenziale delle giovani generazioni” proseguono ancora gli esponenti dei Cobas.

“Ma non basta, alla chetichella, nello scorso agosto in un decreto onnicomprensivo, il ministro del lavoro Sacconi ha inserito una clausola in cui si stabilisce che dal 2015 scatterà un incremento automatico dell’età pensionabile collegato all’aumento delle aspettative di vita e le stime prudenziali fatte sempre dagli amici degli amici ci assicuranno che nei prossimi 40 anni ci sarà un incremento di 6 anni per l’età minima per andare in pensione. In poche parole, direttamente dal lavoro alla tomba. Per coloro che sopravvivono, niente paura, ci sono pronti quei Fondi Pensione che lavoratori e lavoratrici in grande maggioranza hanno finora e giustamente rifiutato e che ora vengono caldamente rilanciati da governo/opposizione di Confindustria/sindacati concertativi” attaccano i Cobas.

“Cgil-Cisl-Uil e l’attuale loro ruota di scorta (Ugl) hanno sempre o subito o molto spesso apertamente sponsorizzato tutte queste controriforme perchè sono direttamente interessate a difendere la mangiatoia clientelare dei Fondi Pensione, fregandosene altamente del processo in atto di progressiva demolizione della previdenza pubblica. Diversi ed opposti sono gli interessi ed i diritti di lavoratori e lavoratrici” concludono dalla Confederazione.

“No allo smantellamento della previdenza pubblica. Ripristino per tutti del metodo di calcolo retributivo delle pensioni. Trentacinque anni di lavoro, di fatica, sono già troppi. No all’adeguamento dei coefficienti pensionistici, No all’ennesimo aumento dell’età pensionabile. Sì al diritto di fuoriuscita immediata per gli/le iscritti/e ai Fondi Pensione” quello che chiedono i Cobas.

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