Lettera al direttore

Sviluppo di Albenga e mentalità

Nel Consiglio Comunale del 16 Settembre scorso la maggioranza ha approvato l’ennesima variante fra le tante che incalzano sul vecchio P.R.G. (Piano Regolatore Generale), considerato troppo restrittivo per lo sviluppo di Albenga. Dopo il Consiglio, il primo cittadino riferendosi alle grandi opere che il Comune ha intenzione di fare al più presto, ha rilasciato significative dichiarazioni: bisogna liberarsi dalla “mentalità conservatrice che comprime lo sviluppo…”

E’ esattamente l’opposto: è proprio la “mentalità conservatrice” quella che continua a vedere lo sviluppo come consumo del territorio. La cementificazione selvaggia e lo scempio irreversibile dell’ambiente di questi ultimi 15 anni sono sotto gli occhi di tutti. In Liguria, in questo arco di tempo, si è occupato il 45,5% del suolo libero, contro un media nazionale del 17,6%. (La Repubblica 5/10/08). La “mentalità conservatrice” ancora identifica lo sviluppo in ulteriore assalto al territorio, in cementificazioni, in consumo degli ultimi spazi sopravvissuti.

Nel passato, purtroppo, una mentalità diffusa considerava la tutela dell’ambiente un lusso e la sua rapina un prezzo necessario da pagare per il benessere economico. Il recupero, il ripristino e la riqualificazione del territorio sono il vero progresso, il nuovo sviluppo. Se la nostra mentalità non fa questo passo avanti, e non lo fa in fretta, rubiamo il futuro ai nostri figli e alle generazioni successive. Lo scippo all’ambiente e alle risorse è scippo alla vita dei nostri bambini. Quello che nega il futuro ai giovani non può che essere un malinteso senso dello sviluppo.

Ogni volta che si apporta una nuova aggressione al territorio, mediante l’ennesima variante al Piano Regolatore Generale, si fa ricorso ad una parola magica, che ha un’attrazione tale da privare politici e amministratori della ragione e dell’etica: sviluppo. Si parano dietro questo demagogico schermo per proporre qualsiasi intervento.

Siamo ottimisti e così pensavamo che un limite, oltre il quale non si può fare peggio, si ponesse naturalmente. Ci siamo illusi. La cementificazione che abbiamo subito in questi ultimi 15 anni, è poco in confronto di ciò che l’Amministrazione vorrebbe approvare prima che il nuovo P.U.C.(Piano Urbanistico Comunale) divenga operativo.

La città di Albenga e la sua piana verranno completamente stravolti da questo meraviglioso sviluppo: spostamento a monte della ferrovia, sottopasso della ferrovia, porto, riempimento delle vallette, parco agro – tecnologico. Senza entrare nel merito, accenniamo brevemente a questi progetti.

Lo spostamento a monte della tratta ferroviaria Finale Ligure – Andora, realizzazione che ppermetterebbe il doppio binario, per quanto riguarda la nostra città, non solo non è necessario in quanto nel tratto Loano – Albenga già è presente, ma creerebbe danno. La stazione ferroviaria abbandonerebbe il tessuto urbano per andare nell’entroterra, in una zona senza servizi, con enormi disagi per gli utenti, e stravolgendo il territorio e il borgo di Bastia. Il nuovo sottopasso della ferrovia, di cui tra l’altro non è chiara la necessità, sarebbe un vero salasso per le casse del Comune, sottraendo le risorse per le vere necessità della collettività.

Il porto è fortemente voluto dalla Regione, non è un’esigenza nata dagli Albenganesi, ma indotta dall’Amministrazione. La ricaduta economica reale sulla cittadinanza è un’ipotesi tutta da dimostrare. Un’esigenza gli Albenganesi ce l’avrebbero ed è quella di godersi le ultime poche spiagge rimaste.
Il progetto del riempimento delle vallette trasformerebbe la zona pedemontana prospiciente la piana Ingauna in una immensa discarica dello smarino.

I cittadini sanno poco o nulla delle vallette. Sono, come dice il termine stesso, quelle piccole valli, quegli affossamenti in cui, confluendovi l’acqua piovana, cresce una bella vegetazione. Così si forma un polmone verde, si influenza positivamente il clima, si alimenta la falda acquifera, si salvaguarda la biodiversità, si conserva il paesaggio e, finalmente, la bellezza.

Tutto questo scomparirebbe, perché sono state individuate nel territorio di Albenga ben 27 di queste vallette, per un totale di 1.680.000 metri che verrebbero usate come discarica dello smarino, ossia l’enorme massa di detriti che si produrrà dalle grandi opere che si intendono realizzare. Senza parlare dei danni e dei disagi che l’andirivieni di camion carichi di detriti causerebbe sia al territorio che alla popolazione.

L’ambiente non è qualcosa di lontano, vago e indefinito, di cui si preoccupa una sparuta schiera di ambientalisti. L’ambiente è la casa nella quale viviamo, è il luogo del nostro quotidiano. Se la casa è brutta, degradata, opprimente, senza vista, senza bellezza, è inevitabile che la qualità della nostra vita degradi sempre più. Il cammino della mentalità nuova e del nuovo sviluppo è più impegnativo di quello vecchio, ma il rispetto della nostra casa varrà pure questo impegno.

Il parco agro-tecnologico con la creazione di una piattaforma logistica, anche con il linguaggio si manipola l’opinione pubblica. Nel nostro immaginario la parola “parco” evoca ben altro di una imponente piattaforma di asfalto e cemento, quale sarebbe quella che dovrebbe sorgere, scempiando ulteriormente l’ambiente. Albenga ha,sì, bisogno di un parco, ma vero, in cui i nostri bambini possano giocare, muoversi e crescere in libertà.

Grillo Canterino

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