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Savona, la stagione teatrale del Chiabrera all’insegna dell’impegno civile

Teatro Chiabrera Savona

[thumb:9200:l]Savona. “Sarà una stagione istituzionale ricchissima quella del Chiabrera – afferma l’assessore alla cultura Ferdinando Molteni – Ci sono argomenti di rilievo e, da Albertazzi ad Augias, gli spettacoli faranno discutere. Mi piace sottolineare il fatto che si presenta come una stagione, come si diceva negli anni Settanta, ‘impegnata’. I temi del dibattito più attuale riguarderanno i giovani, la prevenzione del disagio, la religione e la politica. Notiamo a Savona che cresce l’interesse per il teatro, in controtendenza alla regola che, nella situazione economica di oggi, vorrebbe risparmiare su cultura e spettacolo”. Questa mattina lo stesso assessore Molteni, il sindaco Federico Berruti ed il direttore del teatro Roberto Bosi hanno illustrato nel dettaglio la stagione 2008-2009.

La programmazione si compone di 5 rassegne per un complesso di 81 rappresentazioni. Di impianto sostanzialmente contemporaneo nei testi o nelle regie, le stagioni di prosa e di “teatrogiovani” si caratterizzano per i contrasti: all’attenzione ai temi civili si affianca un’affettuosa e divertita riflessione sui caratteri degli italiani che siano gli “impegnati” gaberiani, i borghesi veneziani al tramonto della Serenissima, gli stralunati metropolitani benniani o gli imboscati in una caserma del recente passato, con una significativa presenza della musica dal vivo. Di seguito riproduciamo la descrizione degli eventi formulata dal direttore Roberto Bosi.

«Apre la stagione, accompagnato da una big band, Flavio Insinna, che torna al teatro (ha cominciato con il Laboratorio di Proietti) con un vero e proprio affresco comico fatto di molta musica e di storie semplici. Nelle vesti di un tenace arrangiatore saprà portare nuovo “swing” nella vita dei musicisti e della banda riscattandola dalla mediocrità. Segue un dittico, davvero eccezionale, in sequenza: “Il Sindaco del Rione Sanità” di Eduardo De Filippo, con un Antonio Barracano ultimo esponente di una camorra con dei “princìpi” e garante di una “sua” legalità, impersonato da Carlo Giuffrè, massimo erede della tradizione eduardiana e regista di una nutrita compagnia, e “Gomorra” di Roberto Saviano e Mario Gelardi, un’amara, terribile, ma lucida prosecuzione del “Sindaco”. Il testo, che riprende cinque storie del libro “cucite” dalla presenza in scena dello scrittore, interpretato con sorvegliato pudore da Ivan Castiglione, si avvale di un sestetto di attori straordinari. Tra lingua e dialetto stretto, imprenditorialità pulita e istintività violentissima, lo spettacolo origina un’emozione profonda.

Dopo una lunga e prestigiosa tournée europea che ha toccato Berlino, Bucarest, Mosca e San Pietroburgo e che continuerà a Parigi e Budapest, arriva in città, per la prima volta, e con uno dei suoi spettacoli più lodati dalla critica ed apprezzati dal pubblico, Toni Servillo e i suoi Teatri Uniti nella goldoniana “Trilogia della villeggiatura”. Una folla di personaggi che tra ostentazione del lusso, volontà di apparire, difficoltà economiche e contrasti di cuore sembrano, come dice Servillo, raccontarci un oggi animato dalla necessità di “esserci” piuttosto che di “essere” alla ricerca ostinata e nevrotica della felicità a costo dei sentimenti. Ricerca che nel “Macbeth” di Lavia si approfondisce modernamente e ne rivela aspetti nascosti modificando profondamente il suo allestimento ospitato vent’anni fa: non più l’uomo nuovo che ha saputo “fare”( farsi re), ma un dubbioso ed incerto interprete che, costretto a vivere in un tempo non più unitario e coerente, sente la sua identità continuamente minacciata e in pericolo: protagonista, ormai, di una recita che ha perso il suo senso.

“La parola ai giurati” di Reginald Rose consente ad Alessandro Gassman, in stato di grazia e anche regista di una ottima compagnia di dodici attori, di proporre, attraverso un noto dramma giudiziario, il tema delicatissimo della presunzione d’innocenza e del “ragionevole dubbio” e delle cautele che chi giudica, giurato o magistrato, deve avere nel formare il suo convincimento. Con due pianiste e chitarra al collo Neri Marcorè rivisita le prime esperienze teatrali di Giorgio Gaber da “Il Signor G” a “Anche per oggi non si vola” secondo le forme del “teatro canzone”, intreccio di monologhi e canzoni, che tante volte Gaber ha proposto nel nostro teatro. Con uno stile originale e senza condiscendenze, aiutato dalla sensibilità del regista Giorgio Gallione per gli aspetti ironici e civili dei testi, Marcorè offre un affettuoso omaggio al grande milanese. Tocca a “l’ultimo imperatore del teatro”, Giorgio Albertazzi, portarci sulle ali della “leggerezza” della prima delle “Lezioni Americane” di Italo Calvino, un viaggio tra poesia e teatro, da Dante a Lucrezio, da Leopardi a Kafka contro la pesantezza, l’inerzia, l’opacità sempre in agguato. Chiude la Compagnia della Rancia che ha realizzato una nuova edizione di “A Chorus Line”, il primo musical ospitato in città nel 1991. Tra i massimi successi di Broadway e lì nuovamente on-stage dal 2006, è anche il più vicino ad una celebrazione del “teatro” con i protagonisti impegnati a raccontare le loro storie anche attraverso balletti e canzoni. E se solo otto arriveranno sulla “linea bianca” che divide le stars dal coro, tutti saranno pronti per la prossima sfida.

Apre la rassegna che affianca la stagione di prosa, Ascanio Celestini con una corrosiva ed urticante riflessione sul significato, oggi, dell’espressione “lotta di classe” e del valore del lavoro, a partire da quello precario. L’incontro tra Edmondo Berselli, giornalista, editorialista di “Repubblica” e direttore de “Il Mulino” e Shel Shapiro, pioniere del rock in Italia, ha prodotto, invece, una “celebrazione” davvero originale del mitici “Sixties” che hanno portato al ’68. E se il Teatro della Tosse promette, per i 250 anni dalla sua pubblicazione, un graffiante e colorato “Candido” volterriano, tratto dai bozzetti di Lele Luzzati, Corrado Augias, attraverso la vicenda di Giordano Bruno, richiama, con fermezza, l’attenzione di tutti, credenti e non, sui reali valori del relativismo e della libertà di ricerca, mentre Alessandro Bergonzoni, vero acrobata della parola, ci conduce, ammirati e sgomenti, in una foresta lussureggiante di significati e Angela Finocchiaro, improbabile Alice contemporanea, con la complicità dei testi di Stefano Benni, ci racconta storie del nostro piccolo quotidiano tinte di riso amaro. Particolarmente nutrita l’offerta per il mondo della scuola con un progetto serale aperto anche agli adulti. Oltre alla ventina di spettacoli del teatroragazzi e al ciclo per le scuole medie superiori con il “Candido” della Tosse e un originale “Riccardo III” di Juri Ferrini nelle vesti di un disabile moderno in carrozzina, abile politico e gran improvvisatore che si sacrifica a governare, è previsto “un tempo necessario”. E’ quello dell’adolescenza, ma anche quello che, utilmente, possono spendere genitori e figli, per assistere, gratuitamente, a tre spettacoli di forte impatto emotivo su alcuni nodi emotivi della loro crescita comune. “Per la strada” e “Lasciateci perdere” sono due momenti, il primo visto dalla parte dei ragazzi e il secondo da quella degli adulti, di quel processo di comprensione/incomprensione tra le generazioni che può portare alla comunicazione o all’isolamento e alla fuga.

“Quasi perfetta” è uno spettacolo forte, mai lacrimoso o patetico, sull’anoressia che si presta a riflessioni più generali sulle dipendenze e che si svolge nell’ambito del Convegno di studi su cibo e disturbi del comportamento alimentare organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL 2°. “Io me ne frego!” è, invece, uno spettacolo sul bullismo, efficace, duro, diretto e molto chiaro sulla pericolosità sociale e i danni psicologici del fenomeno. Per l’operetta, come sempre, due titoli di repertorio, “Cin ci là” della Compagnia Italiana di Operette e, della Compagnia Abbati, “Al Cavallino Bianco” e una rarità mai eseguita, “Ballo al Savoy” di Paul Abraham, ambientata nella Nizza degli anni ’30. Per la danza tre compagnie italiane tra alta tradizione e invenzione contemporanea: il prestigioso MaggioDanza, Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino, nella “Sylphide”, prototipo del balletto romantico, con le coreografie originali di Bournonville riprese da Frank Andersen, il Balletto del Sud nei “Carmina Burana” di Orff coreografati da Fredy Franzutti e giocati sulla “goticità” vitalistica della musica e il Balletto di Roma con “Giulietta e Romeo” di Sergej Prokofiev nella coreografia “storica” di Fabrizio Monteverde e con la partecipazione di Kledi Kadiu, beniamino del giovane pubblico. La stagione musicale mantiene alto il livello dei suoi ospiti. Due Premi Paganini, Feng Ning con l’Orchestra della Radiotelevisione di Mosca nel concerto di Beethoven e, da sola, nella “Patetica” di Cajkovskij e Ilya Gringolts in un raffinato programma dedicato a Grieg e Cajkovskij. Due “giovani leoni” del pianismo quali Alexander Romanovsky, Premio Busoni, in uno Chopin originale, e Kirill Gerstein, Premio Rubinstein, in un recital da Bach e Schönberg. Il Trio di Parma in una serata che vede, insieme, “Arciduca” di Beethoven e l’op. 100 di Schubert (ricordate “Barry Lyndon”?) precede un originale viaggio nel jazz europeo in compagnia delle estrose reinvenzioni di Uri Caine con Danila Satragno.

E per le ricorrenze haendeliane e haydniane l’Ensemble Cameristico della Filarmonica della Scala con Cristiano Rossi, Andrea Coen e Massimo Polidori tributa un festoso omaggio all’Hadyn concertante e Lorenzo Ghielmi, a capo de La Divina Armonia esegue, per la prima volta, “laici” concerti d’organo in teatro. Claudio Brizi torna in Cattedrale per riprendere la tradizione organistica per le celebrazioni della Festa Patronale. Il programma, di grande impegno esecutivo, da Liszt a Franck, da Widor a Messiaen, si attaglia al meglio alle caratteristiche tecniche e alla recuperata qualità del suono del nostro Mascioni. Agli “estremi”della stagione due grandissimi artisti tornano in città dopo molti anni. Yuri Bashmet, il primo violista al mondo, dopo 15 anni, alla testa de I Solisti di Mosca in un recital generoso da Bach a Schubert, da Paganini a Cajkovskij e Radu Lupu, una delle figure leggendarie del pianismo internazionale, dopo 18 anni, con la “Fantasia” di Schumann e la “Patetica” di Beethoven».

Per il programma completo, cliccare qui: http://www.ivg.it/2008/09/19/il-programma-del-teatro-chiabrera-2008-2009/.

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