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Cengio, lo spettro dei veleni dell’ex Acna sparsi nelle discariche per i rifiuti solido-urbani

Acna Cengio

[thumb:4439:l]Cengio. Dalle dichiarazioni dei Comitati antidiscarica di Pianura e di sindacalisti come Giampietro Meinero e Luigi Pregliasco emerge un’altra, spaventosa faccia di quei “Cent’anni di veleno” che Alessandro Helmann descrive nel suo volume sull’Acna di Cengio, giunto alla seconda edizione. Un milione di tonnellate di veleni interrati nei dintorni dell’ex azienda chimica, 40000 tonnellate all’anno di rifiuti velenosi prodotti, 100 mila tonnellate sepolte in quella discarica di Napoli che gli abitanti presidiano giornalmente perché non venga riaperta.
“I rifiuti ‘tombati’ devono rimanere sotto costante controllo, ma sono l’aspetto meno preoccupante – ha osservato Giampietro Meinero, presidente del Comitato Inps di Savona e consulente dell’Inca regionale per i tumori professionali – Invece dovrebbero preoccupare assai di più quei rifiuti dell’Acna sparsi non si sa bene dove. Sino agli Anni Novanta nello stabilimento chimico di Cengio veniva interrato di tutto, anche perchè non vi era nessuna legge che regolamentava il conferimento dei rifiuti, e quello che non veniva ‘sotterrato’ veniva mandato, forse da intermediari non meglio identificati in diverse parti del mondo”. “Molti dei rifiuti tossico-nocivi dell’Acna – ha detto Meinero, in riferimento ai dati di un dossier di Legambiente redatto nel 1997 – venivano addirittura convogliati in diverse discariche autorizzate solamente per i solido-urbani e per quelli speciali, ma non di certo per i tossico-nocivi”.
Questa la considerazione di Franco Xibilia, della Confederazione Cobas Savona: “Non c’è nulla da fare: il dramma della Valbormida non si può nascondere, perché riemerge sempre,in qualità e quantità inaudite e ci fa meglio capire perché ci volle il fascismo per imporre all’Italia questa orrida tipologia di industria chimica, che oggi si può ancor meglio definire ‘industria dei rifiuti cancerogeni’. Tonnellate di amianto, responsabili di mesotelioma pleurico, prodotte per essere interrate. Questa verità che emerge oggi ci induce a lottare con determinazione per impedire che possano ritornare queste fabbriche e per raggiungere l’obiettivo, serio e non utopistico, di una società a rifiuti zero”.
La storia dell’Acna si intreccia con l’attuale emergenza rifiuti nel Napoletano. Nella discarica di Pianura, come confermato dall’ex sindacalista Giovanni Pregliasco, per sette anni sono state inviate a vagonate tonnellate di rifiuti provenienti dalle lavorazioni nella fabbrica di Cengio di 374 diversi composti chimici.

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